A Reggio Calabria hanno votato anche i morti. È finito agli arresti domiciliari il consigliere comunale Antonino Castorina del Partito democratico. Lo ha deciso il gip su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri, dell’aggiunto Gerardo Dominijanni e del sostituto Paolo Petrolo. L’accusa è di aver violato la normativa elettorale al fine di assicurarsi l’elezione al Consiglio comunale. Tra i 1.510 voti rastrellati da Castorina, che è pure componente del direttivo nazionale del Pd, ci sono tantissimi cittadini che non si sono mai recati al seggio alle comunali del 20 e 21 settembre. Soprattutto anziani che, stando ai verbali delle operazioni di voti, come anticipato nelle settimane scorse, risultavano aver espresso la loro preferenza. L’ordinanza di custodia cautelare è stata notificata a Castorina all’alba di lunedì.
L’inchiesta della procura rischia adesso di provocare un terremoto non solo giudiziario ma anche politico. E lo fa, in Calabria, a ridosso di una campagna elettorale per le Regionali che si annuncia infuocata, con un centrosinistra spaccato, ancora senza il candidato a governatore, e un centrodestra in balia delle lotte intestine tra i partiti che aspirano a guidare la coalizione dopo la morte della presidente Jole Santelli. I dettagli dell’operazione saranno presto illustrati dai magistrati. I loro accertamenti sono partiti dopo che in un seggio, durante le operazioni di voto, la polizia ha fermato un soggetto con in tasca tre schede elettorali. La notizia di un’inchiesta era trapelata nelle settimane scorse perché sui social erano comparsi alcuni post sugli interrogatori di molti ultraottantenni a cui la polizia aveva chiesto se fossero andati a votare. Parecchi di loro hanno riferito agli investigatori di non averlo fatto. Le indagini hanno riscontrato i sospetti iniziali. In poco più di un mese, la Digos e la polizia postale hanno chiuso il cerchio sequestrando tutti i verbali delle sezioni e i documenti dell’ufficio elettorale del Comune di Reggio Calabria.
L’inchiesta è, quindi, andata avanti. Sul fatto che i brogli siano stati opera di Castorina e di persone a lui vicine, gli inquirenti non hanno dubbi: lo hanno scoperto verificando le richieste di copie delle schede elettorali formulate negli uffici comunali. Richieste che sono state sequestrate negli uffici comunali dove alcuni dipendenti sono stati interrogati dai magistrati. In sostanza, nelle settimane precedenti al voto, senza alcun documento o delega, il duplicato di centinaia di tessere sarebbe stato consegnato direttamente al consigliere del Pd o a persone di sua fiducia. Non tutti ma molti di quei duplicati sono stati utilizzati alle elezioni comunali per far risultare il voto di anziani in realtà rimasti a casa.
Già indagato nell’ambito dell’inchiesta “Helios” per tentata induzione indebita a dare o promettere utilità, Castorina è stato il consigliere comunale più votato del centrosinistra. Nonostante il suo coinvolgimento nell’indagine sull’Avr, la società che si occupa della raccolta dei rifiuti a Reggio Calabria, quindi, il politico finito ai domiciliari era stato ricandidato alle comunali. Ha appoggiato la candidatura a sindaco di Giuseppe Falcomatà (Pd) la cui vittoria, però, non è messa in discussione dall’inchiesta nell’ambito della quale il gip ha disposto una misura cautelare pure per un altro soggetto che avrebbe aiutato il giovane consigliere comunale. Si tratta del presidente di seggio Carmelo Giustra che avrebbe favorito i presunti “magheggi” elettorali di Castorina. Se gli anziani che hanno votato “a loro insaputa” sono qualche centinaio, e alcuni di questi sono residenti in case di cura, almeno due sono i soggetti dei quali risulta il voto pur essendo già deceduti alle date del 20 e 21 settembre.
Castorina ha solo 35 anni e fino a domenica era visto come il giovane promettente del Pd che lo aveva chiamato finanche alla direzione nazionale. Eletto per la seconda volta a Palazzo San Giorgio, inoltre, nella precedente consiliatura sedeva pure tra i banchi della Città metropolitana dove è stato delegato del sindaco Falcomatà. Il giochetto era semplice e l’inchiesta della Procura rischia di essere solo all’inizio. Basti pensare che, stando alle risultanze investigative, una volta acquisiti illegittimamente i duplicati delle schede elettorali, far risultare il voto di chi in realtà si è astenuto, è stato possibile attraverso la norma che consente l’identificazione dell’anziano grazie all’attestazione “di uno dei membri dell’Ufficio elettorale di sezione, che conosca personalmente l’elettore”.
Di lato al nome di chi non ha votato ma si sarebbe recato al seggio, quindi, compare la scritta “conoscenza personale”. Detto, fatto: seppur non si sono mossi dalle loro case, nei verbali delle varie sezioni risulta che al seggio siano comparsi centinaia di anziani la cui identità sarebbe stata certificata senza l’obbligatorio documento di riconoscimento. Impensabile che Castorina abbia potuto fare tutto da solo. Ecco perché nel fascicolo dell’inchiesta sono finiti anche i documenti firmati dal presidente della Commissione centrale, il giudice Giuseppe Campagna, che tra il primo e il secondo turno delle elezioni comunali con una lettera aveva segnalato alla Corte d’Appello “‘gravi irregolarità’ nell’espletamento delle funzioni di presidente di seggio a carico di 25 nominativi”. In altre parole, da subito ci si era accorti di alcune anomalie: dal “mancato completamento delle operazioni di scrutinio” al “conteggio dei voti assegnati alle liste e al sindaco”, fino ai verbali delle operazioni “non completi degli elementi essenziali”.