Con il voucher l'utente che vive con al massimo 1500 euro al mese e fino ad oggi non si era potuto permettere di attivare una linea internet domestica, si troverà in mano un tablet da 3-400 euro pagato a prezzi stracciati e l'obbligo di pagare per un anno un abbonamento mensile alla rete. E non è tutto
Si fa presto a dire voucher. Poi però bisogna fare i conti con la realtà. Per esempio quello da 500 euro che offre un contributo per tablet (o pc) e internet per i non abbienti è un po’ troppo sbilanciato per calzare davvero alle esigenze di chi ha un reddito Isee inferiore a 20mila euro, come previsto dalla norma che ha istituito il bonus che rientra nel pacchetto previsto dal Comitato banda ultra larga appena sdoganato dalla Commissione Ue. E prevede l’erogazione tramite le compagnie telefoniche, del contributo familiare per l’acquisto di servizi internet e strumenti per navigare e ridurre il divario digitale.
Pur con i debiti distinguo da compagnia a compagnia, il bonus, che verrà corrisposto alle società telefoniche fino a concorrenza dell’importo dei fondi stanziati dal governo (204 milioni), servirà sostanzialmente a coprire una scontistica sul canone del primo anno (incluso il costo di attivazione della linea) che più o meno ricalca lo standard applicato per i nuovi clienti.
Buona parte del denaro, infatti, verrà utilizzato per pagare il tablet (o il discusso pc nel caso di Tim) che verrà fornito direttamente dall’operatore secondo le specifiche tecniche indicate da Infratel che hanno già suscitato molteplici proteste dei distributori di tecnologia.
In buona sostanza quindi, con il voucher l’utente che vive con massimo 1500 euro al mese e fino ad oggi non si era potuto permettere di attivare una linea internet domestica, si troverà in mano un tablet da 3-400 euro pagato a prezzi stracciati e un abbonamento mensile alla rete con l’obbligo di tenerlo in essere per almeno un anno, a un prezzo che per i primi due anni oscilla tra i 20 e i 12 euro al mese, per poi aumentare alla scadenza del termine.
Con Tim, ad esempio, il prezzo del canone mensile è di 19,90 euro per 20 mesi che poi, scaduto il termine, salgono fino a 29,90 euro mensili. Analoga offerta anche da parte di Vodafone con un prezzo che però resta fisso per 24 mesi e con la nuova tariffa che verrà definita alla scadenza sulla base della “migliore offerta disponibile”. Wind invece mette sul piatto un’offerta da 12,31 euro, ma per soli 12 mesi, con modem incluso, Tiscali scende fino a 9,95 per un anno, mentre Fastweb arriva a chiedere fino a 29,95 euro al mese.
Difficile però fare confronti puntuali fra le proposte delle compagnie telefoniche che, in alcuni casi, includono anche il cloud, le chiamate illimitate o la tv on demand. Dimenticando così nei fatti che il voucher è destinato a persone che appunto non si potrebbero permettere né la linea né tanto meno il tablet e che magari si sarebbero accontentate di un tablet da 100 euro, a fronte della massima copertura possibile delle spese per utilizzarlo connettendosi alla rete.
Inoltre, in alcuni casi, il modem è in comodato d’uso e quindi andrà restituito in caso di cessazione della linea o recesso dell’offerta. Altrimenti scatta l’addebito: 150 euro entro il primo anno di durata del contratto, 100 dal secondo anno, 50 dal terzo anno in poi. Difficile, se non impossibile sfuggire alla fatturazione anche nel caso in cui sia stata inviata per tempo la disdetta della linea.
Non è chiaro infine quanto costa l’eventuale chiusura della linea dopo un anno per i beneficiari del voucher. In linea generale, sul sito di Tim, aggiornato a novembre 2019, il costo di cessazione, disdetta o recesso della linea fissa è di 30 euro, mentre la migrazione verso altro operatore costa 5 euro. Vodafone invece chiede 28 euro sia nel caso di migrazione che in quello di migrazione con restituzione della Vodafone Station, mentre Fastweb ne domanda 29,85. A fronte di un’offerta più competitiva, Wind ha invece un costo disattivazione che varia da 76 a 50 euro per la cessazione del servizio e da 37 a 54 per il passaggio ad altro gestore. Insomma, più che un aiuto rischia di essere un debito.