Trent’anni di carcere per Daniela Poggiali, l’ex infermiera dell’Ausl Romagna, accusata dell’omicidio pluriaggravato di un suo paziente. Massimo Montanari, morto il 12 marzo 2014 all’ospedale di Lugo nel Ravennate, aveva 95 anni. È questa la sentenza del giudice per l’udienza preliminare di Ravenna che conclude il processo di primo grado contro la ex infermiera: i giudici hanno confermato l’ergastolo chiesto dai pm Alessandro Mancini e Angela Scorza, che si traduce in 30 anni con lo sconto di un terzo della pena per il rito abbreviato. L’imputata non era presente in aula. Poggiali sta attendendo anche l’appello ter di un altro procedimento in cui è accusata dell’omicidio di un’altra paziente con una iniezione di potassio, la 78enne Rosa Calderoni deceduta l’8 aprile 2014 sempre a Lugo.
Secondo quanto ricostruito dall’accusa, Montanari era stato datore di lavoro dell’allora compagno di Poggiali. L’ex infermiera, il 3 giugno 2009, si trovava negli uffici per consegnare un certificato relativo a una pratica infortunistica del suo convivente. In quell’occasione aveva lanciato una minaccia rivolta a Montanari e alla sua segretaria, che per l’accusa prova la premeditazione del delitto: “State attenti te e Montanari di non capitarmi tra le mani“. La testimonianza è stata resa nell’ambito del processo di primo grado per l’omicidio di Rosa Calderoni.
Per il caso Calderoni, l’imputata è stata condannata all’ergastolo in primo grado (marzo 2016) e assolta in appello a luglio 2017. Esattamente un anno dopo, la Cassazione ha deciso di annullare l’assoluzione disponendo un nuovo giudizio di secondo grado. Un procedimento che si è concluso il 23 maggio del 2019 con una nuova assoluzione per l’ex infermiera dell’Ausl Romagna, radiata dall’albo dei professionisti per le foto choc che la ritraevano sorridente accanto a un cadavere. A settembre 2020 la Suprema Corte ha deciso di annullare per la seconda volta l’assoluzione e di disporre un nuovo processo. In questo filone si attende la data dell’appello ter.