Le pressioni erano forti: una commissione avrebbe dovuto fare luce sulla gestione della pandemia di coronavirus, per spiegare le ragioni di numeri così alti di morti (7.667) e contagi (341mila), per nulla paragonabili a quelli degli altri Paesi scandinavi. Il governo svedese guidato da Stefan Lofven aveva dichiarato l’estate scorsa che la commissione sarebbe stata nominata a crisi sanitaria terminata, ma l’opinione pubblica ha insistito perché si agisse prima. Così oggi è già arrivata la prima relazione preliminare, dalla quale emerge che Stoccolma – unica a non imporre lockdown o misure rigorose – non ha saputo proteggere gli anziani durante la pandemia. A fallire in particolare è stata la gestione delle case di riposo: c’erano “carenze strutturali note da tempo, a causa delle quali il sistema di assistenza si è trovato impreparato e poco equipaggiato di fronte alla pandemia”, ha denunciato la commissione, evidenziando la mancanza di equipaggiamento protettivo per il personale, oltre ai ritardi nei test e nel vietare le visite dall’esterno.
Sotto accusa anche la frammentazione del sistema sanitario e di assistenza agli anziani, diviso fra 21 regioni, 290 municipalità e diversi enti privati. “La responsabilità di queste carenze è del governo in carica e di quelli che l’anno preceduto”, afferma il rapporto, notando che il 90% dei morti da covid era ultra settantenne, la metà dei quali ospite di case di riposo. Poco prima che venisse diffuso il rapporto preliminare, Lofven aveva accusato i funzionari della sanità svedese di avere sottovalutato la seconda ondata della pandemia. “Penso che la maggior parte di loro – ha dichiarato – non sia riuscita a prevedere un’ondata simile. Hanno parlato di diversi cluster“, ha precisato il premier al quotidiano Aftenposten. Istituita a giugno, la commissione d’inchiesta è guidata dal giudice a riposo Mats Melin. Gli altri sette membri sono scienziati politici, esperti di management e di sanità. Le conclusioni definitive arriveranno a febbraio 2022, sette mesi prima delle elezioni.
I numeri – L’agenzia statistica svedese ha fatto sapere lunedì di aver registrato un totale di 8.088 decessi complessivamente a novembre, la più alta mortalità mai registrata nel paese scandinavo dal primo anno dell’influenza spagnola che imperversò in tutto il mondo dal 1918 al 1920. “Nel novembre 1918 – ha dichiarato Tomas Johansson dell’istituto di statistica – morirono 16.600 persone nel Paese”. In autunno, la Svezia ha visto un rapido aumento di nuovi casi di coronavirus che hanno messo a dura prova il suo sistema sanitario. Le infezioni si sono diffuse rapidamente tra il personale medico, spingendo il governo a sostenere ulteriori restrizioni, incluso il divieto di vendere alcolici dopo le 22 nei bar e ristoranti di tutto il Paese. La Svezia ha anche imposto quelle che sono per le più severe restrizioni legate al coronavirus finora, vietando i raduni di più di otto persone.