C’è chi si è ritrovato per mesi senza lavoro, né possibilità di accedere ai ristori governativi legati al Covid19. O chi è rimasto bloccato in nave, in attesa di rimpatrio per mesi, non senza rischi sanitari. E soprattutto chi, tra contratti di lavoro ‘congelati’ dalle compagnie di crociera e personale ridotto al minimo, oggi ne paga ancora le conseguenze. A raccontare le difficoltà del settore marittimo sono due lavoratori siciliani, ‘portavoce’ di un gruppo di membri d’equipaggio e ufficiali italiani, che hanno lanciato una petizione sulla piattaforma Change.org alla quale hanno aderito circa 35mila persone, in attesa di essere ricevuti al ministero dei Trasporti a Roma: “Il nostro settore è in forte crisi, paghiamo mesi di stop. Ora con l’ultimo dpcm le navi saranno di nuovo ferme (durante le festività natalizie fino al 6 gennaio, ndr), ma noi abbiamo un urgente bisogno di sussidi economici. Anche perché molti non hanno potuto accedere, a causa di vincoli stringenti, ai fondi previsti in passato, a causa dei ritardi nei rimpatri durante la prima fase della pandemia”, spiega Miriam Pia De Maria. “Il personale impegnato è stato notevolmente diminuito, così come i passeggeri che possono avere accesso. Nei periodi di fermo dovuti al Covid-19 parte dei nostri colleghi sono però stati comunque costretti a restare in nave per garantire la manutenzione e il sostentamento delle imbarcazioni”, aggiunge Salvatore Caltabiano.

La richiesta all’esecutivo, oltre a quella di poter avere accesso a nuove risorse economiche, è quella di veder riconosciuta la loro categoria: “Oggi un marittimo è quasi inesistente, non ci sono nemmeno numeri certi sui lavoratori del settore (38mila, tra bordo e nave, secondo uno studio Inps-Cnel del 2019, ndr) per l’assenza di un ente che ci tuteli. Chiediamo che il nostro lavoro sia considerato una professione usurante e maggiore attenzione dall’esecutivo. Oggi ci sentiamo dimenticati dalle istituzioni”

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