Un compenso di 2500 euro per far picchiare il figlio omosessuale. Per “spezzargli le mani” e distruggerlo fisicamente e professionalmente. Perché è medico chirurgo. Il genitore, stando alle accuse, l’ha fatto pedinare, l’ha minacciato e insultato. E ora, finito davanti a un giudice in un’aula del Tribunale di Torino, il padre mandante del pestaggio ha patteggiato una pena a due anni. Senza risarcire il danno. È la storia di un padre che non riesce ad accettare la sessualità e l’autonomia del figlio quella raccontata oggi dalla Stampa.
“Prima della fine del 2016 eravamo una famiglia normale – racconta il chirurgo al quotidiano torinese -. Poi ho raggiunto l’indipendenza economica”, apre uno studio e presenta il compagno alla famiglia. “Era la prima volta che parlavo della mia omosessualità. Mia madre stava molto male e volevo renderla partecipe della mia vita prima di perderla. Mio padre, all’inizio, l’aveva presa bene. Il mio compagno veniva a pranzo, a cena. Mi aspettavo una reazione paterna, non una cosa del genere”. La situazione degenera così tanto che la moglie dell’uomo, dopo 42 anni di matrimonio, decide di separarsi. Nell’aprile 2017 l’imputato assolda un uomo per picchiare il compagno del figlio. Nel maggio 2018 la denuncia, l’inchiesta e poi il patteggiamento “Perdonarlo? Lasciamo perdere quello che è successo a me, ma non posso perdonare quello che ha fatto a mia madre e al mio compagno – dice la vittima -. Un genitore può non comprendere la vita di un figlio, può non condividerne le scelte, ma una tale violenza non ha giustificazione”.