La morte di una ragazza di 32 anni e la decisione dell’Unità di Crisi della Regione Campania di prorogare, fino al 19 dicembre, la zona rossa del campo rom nel quartiere di Secondigliano hanno suscitato la reazione degli abitanti del campo, tanto da arrivare a minacciare di forzare i blocchi e di occupare la strada.
“La ragazza aveva subito un parto cesareo – raccontano al Fattoquotidiano.it gli abitanti del campo – poi era rientrata qui. Nei giorni successivi il campo è diventato zona rossa e quando ha iniziato ad accusare dei malori, alcuni giorni dopo il suo ritorno a casa – denunciano – le hanno impedito di uscire e l’ambulanza è arrivata in ritardo”. La 32enne è deceduta all’Ospedale Cardarelli. Contattati da IlFattoQuotidiano.it, dall’Asl precisano che la giovane è stata immediatamente soccorsa dai medici del presidio per adulti presente sul posto. “L’ambulanza – fanno sapere dall’azienda sanitaria – è arrivata 18 minuti dopo la richiesta di trasporto in ospedale, così come certificato su telefonata registrata e dal percorso del mezzo tracciato con il GPS”.
Le tensioni si sono man mano placate ma i cittadini del campo ora chiedono chiarezza sulla morte della giovane e soprattutto chiedono che i positivi al covid – a oggi circa 40 su 700 – vengano vengano trasferiti altrove, dando così la possibilità ai negativi di poter uscire. “Siamo circa in 700 qui dentro – ci spiega uno degli abitanti – nelle scorse settimane più di 100 persone erano risultate positive al Covid e giustamente hanno chiuso tutto il campo, con i militari a presidiare l’area. Adesso però i positivi sono solo 40 e non è giusto che per un’altra settimana ci chiudano tutti qui dentro. Anche perché c’è pure il rischio che proroghino ulteriormente il lockdown. Invece – prosegue – ci avevano assicurato che dopo il secondo tampone negativo ci avrebbero fatti uscire”. Tra i rom inoltre serpeggia anche la paura di contagiarsi. “Quelli positivi dovrebbero portarli altrove – urla una signora – qui rischiamo di ammalarci anche noi che siamo negativi, non ci possono chiudere tutti insieme qui dentro”. Intanto nel campo rom prosegue l’azione della asl che con gli operatori sanitari e socio-sanitari sta provvedendo ad eseguire tamponi. Nel frattempo il Comune di Napoli, d’intesa con l’Unità di Crisi regionale e con il supporto della Protezione civile e del volontariato sta assicurando ogni forma di assistenza ai cittadini.