di Fabrizio Bellavista*

Una premessa importante: sono tantissime le iniziative createsi sul territorio italiano, per proteggere il valore aggiunto della propria ricerca e competenza: non stiamo parlando di un “Fronte neo Luddista” ma di imprese consce dell’importanza delle tecnologie ma contrarie alle azioni concorrenziali senza scrupoli, soprattutto online. In realtà è l’unione, anziché la contrapposizione, dei due mondi (fisico e digitale) che potrà essere un potente acceleratore di innovazione, sempre che vengano rispettate rigidamente le regole della convivenza, della concorrenza e della bio diversità anche commerciale che contraddistingue un ecosistema economico equilibrato. Il centro del discorso portato avanti è quello della valorizzazione del know-how che parte dai maestri d’arte e mestiere, attraversa i saperi della tradizione, sino a giungere alle commistioni portate avanti dagli artigiani del futuro, cioè dai makers.

Chi punta alla qualità non può permettersi certe promozioni

Il Black Friday può essere un gran aiuto alla merce offerta al miglior prezzo ma è, spesso, una “giornata nera” per tutti quei prodotti carichi di valore aggiunto, know how e antichi saperi.

Il Black Friday a Firenze ha smosso la protesta dei negozi con 5 giorni di mobilitazione: esposti, ben in evidenza, cartelli con la scritta “Esistiamo”. Il loro claim: “Questa ricorrenza? E’ solo un venerdì di sconti che arricchisce le multinazionali dell’e-commerce”.

Relativamente alla validità di questa ricorrenza prettamente anglosassone nei riguardi della cultura economica Europea, si esprime con chiarezza l’editorialista Andrea Felsted di Bloomberg, che ha scritto: “Fare sconti nel periodo più affollato dell’anno – il Black Friday – porta semplicemente a uno sperpero dei profitti“.

Sono tante le iniziative volte a contrastare il dominio schiacciante di certi brand e smarcarsi dai lacci di una distribuzione soffocante: l’iniziativa francese #NoelSansAmazon (similarmente a quella canadese del #BuyNothingDay), è una azione lanciata da decine di personalità francesi contro lo strapotere della piattaforma americana; “Vicinato Shop”, invece, è una piattaforma per la vendita online del commercio locale a Imperia, un progetto pilota che aggrega oltre 200 attività; tra i geo portali di esercizi con consegna a domicilio, si posizionano anche due reti di quartiere: quella di Asco Affori, gestita dalla rispettiva Associazione Commercianti e Artigiani e BovisAttiva, attivata invece dal proprio Comitato di Quartiere. Molto interessante, riguardo i libri, il progetto Bookdealer “nato per permettere alle singole librerie indipendenti, di quartiere, di fare massa critica e provare a competere con i grandi store online”.

Il rispetto della concorrenza e la valorizzazione del know how

Molte le aziende e le organizzazioni che si oppongono alla filosofia del Black Friday ed in genere, allo strapotere di pochi verso tanti soprattutto online: tra i molti, il marchio di abbigliamento sportivo americano REI che ha chiuso per due giorni il proprio sito e i propri negozi, pagando comunque la giornata di lavoro ai dipendenti, mentre Miir, un marchio americano di borracce, dall’anno scorso devolve l’intero ricavato del Black Friday a progetti a sfondo sociale. In Italia si distingue una maison di gioielli d’arte, Gabriella Rivalta, che, oltre a non aderire al “Venerdì nero”, va oltre e lancia il “Grande Patto”. Questa gioielleria difende a spada tratta il proprio #MadeinItalydiQualità il cui valore aggiunto è un mix composito di arte, cultura, tradizione e know how ancora comune, per fortuna, a molte attività del Bel Paese e lo fa con un nuovo patto fiduciario fra produttore, distribuzione ed e-commerce.

La parola fiduciario ci riporta alla memoria tanta letteratura sull’economia civile da Antonio Genovesi sino a Carlo Cattaneo e ai tempi nostri a Gaetano Fausto Esposito con il libro “Made in Italy e reti di fiducia” e Stefano Zamagni con “L’economia del bene comune”.

Il pensiero economico italiano c’è ed è di assoluta attualità pronto a rispondere alla nostra crisi sanitaria, economica e valoriale.

* Fabrizio Bellavista entra nel mondo digitale dal ’97, stesso anno in cui accosta il marketing emozionale e fonda il “Premio Cultura di Rete” nel 1999. E’ attualmente Digital Transformation Consultant, partner di “Emotional Marketing Lab”, membro dell’Associazione Italiana Studi Marketing e capo dipartimento “Neuromarketing e sharing economy” dell’Associazione Neuromarketing AINEM. E’ co-autore dei libri “Idee” (Advertiser Edizioni), “La Logica del Fluire. Che mercato saremo” (Fausto Lupetti Editore), e “Io tu NOI gli altri” (Aracne Editrice), “UltraSoma” (StreetLib Editore).

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Marittimi fermi a causa della pandemia, la petizione al governo per sostenere i lavoratori: “Invisibili ed esclusi dai sussidi. Conte ci ascolti”

next
Articolo Successivo

Milano, lavoratori della cultura chiudono simbolicamente il Castello sforzesco: “Da 10 mesi senza sostegno. Siamo dimenticati dalla politica”

next