Tracce di Covid-19 sono state trovate in un campione prelevato da un carico di surgelati importato dagli Usa nella città di Wuxi, nella provincia cinese dello Jiangsu. Lo ha reso noto il 15 dicembre il quartier generale cinese per la prevenzione e il controllo dell’epidemia. Il prelievo è stato effettuato su un lotto congelato di orecchie di maiale a fette importate dagli Stati Uniti nell’ambito delle operazioni di ispezione previste all’arrivo degli alimenti surgelati provenienti dall’estero nel magazzino frigorifero della città. Nessun prodotto appartenente al lotto contaminato è stato distribuito sul mercato. Le autorità locali hanno disposto il sigillo e la disinfezione del carico e la messa in quarantena di chiunque sia entrato in contatto con il lotto contaminato.

La notizia però sembra non avere un fondamento scientifico e contrasta con le rassicurazioni che l’Oms ripete da mesi: “Dal punto di vista del coronavirus, il nostro cibo è sicuro. Non c’è nessuna prova che la catena alimentare partecipi alla trasmissione del virus”, ha detto varie volte il direttore del programma emergenze dell’Oms, Mike Ryan. “Ci sono tanti altri motivi per cui la nostra catena alimentare deve essere controllata e deve essere sicura, ma dal punto di vista del coronavirus le persone non devono avere paura del cibo, delle confezioni o della consegna”, ha sottolineato Ryan, ribadendo il concetto. La notizia del “cibo contaminato” è una delle fake news più frequenti tra quelle raccolte da uno studio internazionale coordinato dall’università del New South Wales in Australia e pubblicato sull’American Journal of Tropical Medicine and Hygiene.

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