Le ricerche condotte con i cani molecolari hanno dato risultati: nella zona di Firenze tra il carcere e l’autostrada Fi-Pi-Li è stata trovata una quarta valigia contenente resti umani che si aggiunge alle altre tre rinvenute nei giorni scorsi: il trolley è stato portato all’Istituto di Medicina legale di Careggi e, secondo quanto si è appreso, conterrebbe verosimilmente la parte mancante dell’uomo, ovvero una gamba. Le parti del corpo dell’uomo sono state trovate in altre due valigie, mentre il busto di una donna è affiorato da una terza valigia.
Resta sempre più concreta l’ipotesi che i cadaveri appartengano alla coppia di albanesi sparita nel nulla nel novembre 2015. Dopo l’indizio del tatuaggio a forma di ancora rivenuto su un avambraccio, anche l’impronta digitale di un dito sembra combaciare con quella di Shpetim Pasho, dato per scomparso con la moglie Teuta. È il risultato di una prima comparazione della Sezione impronte del Ris di Roma dei carabinieri, secondo cui tutti i punti rilevabili sull’impronta di un dito di un mano corrispondono alle impronte dattiloscopische del 54enne.
Per arrivare all’identificazione del cadavere, e così compiere la svolta nelle indagini, è stato decisivo anche il tatuaggio, che l’uomo aveva sull’avambraccio, rimasto intatto grazie al processo di saponificazione: un’ancora unita al nome della città di Valona e le iniziali del nome, S.H.P., che per l’appunto corrispondono al nome dell’albanese scomparso. I lavori sul campo però non si fermano. Al momento, stando a quanto riferiscono gli inquirenti, mancano ancora all’appello alcune parti dei due corpi, in particolare non è stata trovata una gamba dell’uomo. L’ipotesi, quindi, ancora tutta da verificare con l’aiuto dei cani molecolari del nucleo carabinieri cinofili di Bologna, specializzati nella ricerca dei cadaveri, è che esistano altri trolley contenenti i resti umani.
“Per essere state ridotte in quelle condizioni due persone, allora doveva essere per un debito enorme. Ma enorme doveva essere proprio il criminale ad accumularlo. E mio fratello era uno spacciatore semplice. Punto e basta”. Così Dorina Pasho, figlia di Shpetim e Teuta Pasho, i genitori scomparsi i cui corpi sono stati ritrovati in valigie a Firenze, dopo aver appreso che il Ris dei carabinieri avrebbe identificato il padre dall’impronta digitale di un dito. “Da stamani sono dai carabinieri per il Dna e sto aspettando le risposte che mi dovranno dare, ma finora queste cose le ho sapute dai giornali – ha detto la donna, residente a Castelfiorentino (Firenze) – Se fosse stato un delitto per droga, non aspettavano mio padre e mia madre per ammazzarli, perché mio fratello ha abitato da me per anni. Avrebbero potuto uccidere me o i miei figli. Se vai a chiedere a Castelfiorentino sanno chi sono, ci vivo dal 2002, ho un nome di persona rispettabile“. Alla domanda se abbia notizie sul fratello Taulent, evaso dagli arresti domiciliari per droga nell’ottobre 2016 e da allora irreperibile, Dorina Pasho ha risposto che “questa è una cosa mia, la dirò agli inquirenti. Piuttosto, la procura sa che se le ricerche dell’Interpol (dei genitori, ndr) sono partite dall’Albania è per merito di mio fratello. Adesso sono dagli organismi competenti e dirò tutto a loro”.