Una spinge per tornare subito al voto, l’altro apre a un “governo ponte” di centrodestra con pochi punti di programma per traghettare il Paese alle urne, un altro ancora non chiude a una nuova maggioranza e ai “responsabili“, visto che tocca a Sergio Mattarella indicare la strada. Che nel centrodestra avessero idee completamente diverse nel caso in cui dovesse davvero verificarsi una crisi di governo era già noto. Adesso però arriva una conferma plastica, visto Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi sono stati interpellati sul punto alla presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa.

Il leader della Lega, come fa da alcuni giorni, ha alternato chiusure nette a eventuali governissimi a timide aperture per esecutivi di transizione che portino il Paese al voto una volta finita l’emergenza coronavirus. Che vorrebbe dire andare alle urne nel 2022 visto che a luglio comincia il semestre bianco e non è possibile sciogliere le Camere fino all’elezione del nuovo capo dello Stato. “Un governo di unità nazionale? No, non è ipotesi percorribile, non faccio un governo con chi smonta i decreti sicurezza”, mette le mani avanti Salvini, prima di dettare tutta una serie di distinguo: “Governoni con dentro tutti no, un governo con pochi punti a programma, di centrodestra sì. E lo dico con chiarezza, non penso a un governo Salvini, ci sono tante persone che potrebbero traghettare il paese, fuori dal parlamento. Su alcuni temi ci sarebbe ampia convergenza, come sull’ambiente”. Un concetto su cui il capo del Carroccio torna più volte, scrivendo persino una sorta di letterina di Natale: “Il mio desiderio per Gesù bambino è che ci sia un Governo di centrodestra che porti il paese fuori dal fango e questo non lo fai né con Conte né con Renzi”.

La leader di Fratelli d’Italia, però, non è d’accordo. E interrompe Salvini facendo notare che “tra un pò si entra nel semestre bianco per cui il governo non sarebbe ponte ma durerebbe altri anni e non so se convegna all’Italia un governo che avrebbe idee chiare ma non numeri importanti”. In ogni caso Meloni ripete più volte che i suoi voti “per sostenere Conte non ci saranno mai, se c’è un governo di centrodestra che trova una maggioranza in Parlamento, mi si dica qual è. Io non faccio governo con alleanze con Renzi o Pd”. Quindi insiste sul ritorno alle urne nonostante l’epidemia: “Capisco che non sia facile votare ma non è impossibile, in Usa hanno votato con il Covid. Nessuno si pone il problema di sospende la democrazia per il Covid e comunque quando si vota c’è sempre un governo in carica. Governi tenuti insieme da uno o due parlamentari non credo che servano all’Italia, io credo che al Paese serva una visione”. Poi la leader di Fratelli d’Italia lancia messaggi di pace all’alleato leghista, spiegando che dal suo punto di vista “un governo di centrodestra a guida Salvini sarebbe la cosa migliore, per far capire di che tipo di governo si tratta, ma è un governo che rischia di avere le idee chiare, ma non i numeri”.

Ancora diversa l’idea di Silvio Berlusconi che non parla di elezioni ma viene interrogato sulla necessità di trovare alcuni senatori “responsabili” per varare un nuovo governo. “Penso che non sarebbe assurdo pensarci, è realistico ma nessuno potrà saperlo se il Governo non si mette ai voti del Parlamento”, dice il leader di Forza Italia. Che non sente certo la necessità di andare a elezioni: “Se c’è una crisi ci rimettiamo alla saggezza del Capo dello Stato. Sarà Mattarella a valutare quale strada imboccare, se vi siano o meno le condizioni o meno per un nuovo governo di centrodestra o andare alle urne”. E quindi insiste sui responsabili: “Ci si può pensare – dice – ma è inutile parlarne se il governo non è sottoposto ad un voto in Parlamento“. E addirittura candida Vespa a Palazzo Chigi: “Lui conosce come nessun altro la storia della politica italiana…”.

Pareri diversi dai tre leader del centrodestra anche sul vaccino anti Covid. “Mi vaccinerò, anche se il mio fisico contiene anticorpi al virus, lo farò e se ci sarà la possibilità lo farò pubblicamente e consiglierei di farlo pubblicamente anche ai protagonisti della vita politica e poi serve una campagna vaccinale”, dice Berlusconi. E Salvini? “Se ci saranno tutte le garanzie – spiega – rispettando la libertà di scelta, senza farne una campagna pubblicitaria, farò quello che la sanità richiede”. Meloni dribbla la domanda spiegando che “ci saranno molti anziani che si devono vaccinare prima di me e di Matteo Salvini, serve una comune e collettiva condivisione di obiettivi e priorità”.

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