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Mps, il piano strategico prevede 4mila dipendenti in meno e ricapitalizzazione da 2,5 miliardi di euro, 1,7 a carico del Tesoro

Gli esuberi potrebbero aumentare in caso di fusione con Unicredit, ipotesi resa più probabile dopo l'avvicendamento ai vertici della banca di piazza Gae Aulenti. Sindacati in allarme

Il progetto di piano strategico di Mps che verrà esaminato domani dal consiglio di amministrazione dovrebbe prevedere 3mila esuberi netti, frutto di circa 4mila uscite e mille assunzioni. E’ quanto apprende l’ANSA. Il numero potrebbe crescere ulteriormente nel caso dovesse concretizzarsi l’ipotesi di fusione con Unicredit di cui si discute da tempo e che potrebbe avere subito un’accelerazione dopo l’addio di Jean Pierre Mustier, numero uno della banca di piazza Gae Aulenti, molto tiepido sull’ipotesi. Il piano dovrebbe prevedere anche un rafforzamento di capitale da 2-2,5 miliardi di euro. A mettere mano al portafoglio con 1,7 miliardi, sarebbe soprattutto il ministero dell’Economia, attualmente primo azionista della banca senese con il 68% del capitale. In base agli accordi con Bruxelles il Tesoro dovrebbe uscire dall’azionariato entro il prossimo anno.

Il Cda di domani dovrà esaminare il progetto di piano strategico al 2025 messo a punto dall’amministratore delegato Guido Bastianini con i consulenti di Oliver Wyman e Mediobanca. Contro una fusione con Unicredit, con cui il Tesoro vorrebbe risolvere una volta per tutte la grana Mps a costo di farsi carico della dote di almeno 5 miliardi necessaria a rendere l’istituto appetibile, si è schierato il Movimento 5 Stelle e una parte del Pd, che chiedono al Tesoro di rinviare l’uscita dal capitale e hanno alzato le barricate i sindacati, preoccupati per gli impatti occupazionali della fusione.

“Noi siamo pronti a scendere in piazza se la situazione non si chiarirà al più presto, partendo dalla tutela dei posti di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori bancari”. Ha dichiarato il segretario della Fabi (il principale sindacato dei bancari), Lando Maria Sileoni. “Siamo assolutamente contrari ad una privatizzazione in tempi stretti perché avrebbe riflessi negativi tanto sull’occupazione che sulle finanze pubbliche” ha affermato Riccardo Colombani della First Cisl, che chiede al Tesoro di versare i 2,5 miliardi dell’aumento e disinnescare i 10 miliardi di contenzioso legale – il Mef starebbe lavorando a una garanzia di Fintecna – per poi affidare il rilancio di Siena alle Generali, in una sorta di replica dell’operazione Unipol-Bper.