Con l’accusa di occupazione abusiva di demanio marittimo, 68 indagati stamattina si sono visti notificare il decreto di sequestro emesso dal gip Giulio De Gregorio su richiesta del procuratore Nicola Gratteri, dell’aggiunto Giancarlo Novelli e della pm Graziella Viscomi
La Procura di Catanzaro lo ha definito un “ecomostro diffuso” che continua ad ergersi sul demanio “deturpando il paesaggio, impedendo l’uso pubblico dell’area, rivendicando, quasi arrogantemente, il diritto all’impunità”. Sono le villette costruite negli anni sulla spiaggia di Caminia, nel Comune di Stalletì, che presto saranno abbattute. Di fatto quell’ecomostro da decenni è la residenza estiva della “Catanzaro bene”. Con l’accusa di occupazione abusiva di demanio marittimo, 68 indagati stamattina si sono visti notificare il decreto di sequestro emesso dal gip Giulio De Gregorio su richiesta del procuratore Nicola Gratteri, dell’aggiunto Giancarlo Novelli e della pm Graziella Viscomi.
La sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri e il personale della guardia costiera hanno applicato i sigilli a 71 immobili costruiti di fatto sulla spiaggia, senza permessi e senza concessioni da parte del Comune di Stalletì. A un indagato è stato sequestrato un intero “complesso residenziale”, realizzato sullo stesso suolo demaniale e composto da nove bungalow ed un parcheggio. Tutto rigorosamente abusivo secondo la Procura. L’accusa è di impedimento dell’uso pubblico di spazio demaniale e invasione di terreni pubblici.
L’area interessata dall’occupazione degli immobili è quella nel territorio di Stalettì, contrada Panaja-Caminia, in una fascia di terra compresa tra la spiaggia e la linea ferroviaria Taranto-Reggio Calabria. Circa 5mila e 700 metri quadrati in passato di proprietà del Comune, ma dal 1876 passati al demanio marittimo a causa di un esproprio da parte dell’allora Società delle Strade Ferrate per il Mediterraneo che aveva acquisito tutta quella fascia a ridosso del mare necessaria per la realizzazione dell’attuale linea ferroviaria.
Alla fine degli anni sessanta, in contrada Caminia è iniziata quella che, nella richiesta di sequestro delle villette, i pm definiscono “una corsa alla terra in cui si sono precipitati coloro che non hanno inteso rispettare le procedure di legge”. È lì che, indisturbate, decine di famiglie del catanzarese hanno costruito i bungalow, il parcheggio e i 61 manufatti, di varie dimensioni, adibiti a civili abitazioni soprattutto destinate a seconde case per la villeggiatura estiva. Privati cittadini che, in realtà, per i magistrati sono dei “meri occupanti senza titolo delle aree in questione, autori delle degli abusi edilizi in spregio al paesaggio ed ai vincoli territoriali”.
Stando alle indagini condotte dalla Capitaneria di porto e dai carabinieri, guidati dal maggiore Gerardo Lardieri, infatti, i proprietari delle case estive sequestrate non hanno mai posseduto alcun titolo concessorio, né tantomeno autorizzazioni edilizie. “Risulta – scrivono sempre i pm – la totale assenza di buona fede” degli indagati che, negli anni, per giustificare gli abusi avrebbero “sbandierato, quale supporto di proprietà un provvedimento del Consiglio comunale cui si programmava una lottizzazione” di Caminia.
In realtà si trattava di una delibera risalente addirittura al 1964, “un mero atto programmatico, certamente non sostitutivo dei permessi per l’edificazione, né equipollente a un provvedimento concessorio che per sua natura non può che essere individuale. I proprietari non hanno né il contratto di compravendita col Comune, men che meno posseggono un titolo edilizio che li legittimasse a far scempio del territorio”.
Un territorio che potrebbe, inoltre, essere soggetto a frane, alluvioni e inondazione. Nel Piano stralcio per l’assetto idrogeologico regionale, infatti, è emerso che l’area è caratterizzata da livelli di rischi e pericoli connessi all’erosione costiera. Già nel 2016, la Corte di Cassazione aveva stabilito che era necessario procedere al sequestro delle villette di Caminia. Quella sentenza non è mai stata rispettata. Eppure, le costruzioni sequestrate fino ad oggi hanno impedito l’uso pubblico di contrada Caminia mentre gli indagati “continuano nell’occupazione” di un’area dall’elevatissimo valore paesaggistico e dalla “naturale destinazione all’uso collettivo”.
Il tutto “nonostante il giudizio civile che ha accertato la proprietà demaniale dell’area, le ordinanze di sgombero del Comune di Stalletì, le pronunce del Tar favorevoli allo Sgombero e l’emissione di decreti penali di condanna su richiesta della Procura”.
Con il sequestro disposto dal gip, gli immobili verranno affidati in custodia all’ufficio demaniale competente. Le villette della “Catanzaro bene” dovranno essere sgomberate dai rispettivi proprietari entro 90 giorni. E subito dopo in contrada Caminia arriveranno le ruspe.