Trovato l’accordo nella maggioranza sulle coperture con cui finanziare quella che è stata definita “cassa integrazione per gli autonomi“. Si tratta di una indennità (dovrebbe chiamarsi Indennità straordinaria di continuità reddituale ed operativa, in sigla Iscro) che potrà essere chiesta dai professionisti e dagli iscritti alla gestione separata Inps in difficoltà economica. Dopo il via libera del viceministro dell’Economia, Antonio Misiani, tutti i partiti di maggioranza avevano presentato emendamenti alla manovra in questa direzione, ma mancava l’intesa su dove trovare i fondi: Italia viva era contraria al finanziamento con le ritenute dei lavoratori dipendenti e chiedeva un fondo ad hoc. Giovedì sera Camillo D’Alessandro, deputato di Iv e vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera, ha annunciato che si è trovata la quadra.

La nuova misura partirà l’anno prossimo in contemporanea con l'”anno bianco” in cui gli autonomi con un reddito fino a 50mila euro che hanno registrato un calo di fatturato di almeno il 33% causa Covid non pagheranno i contributi, come annunciato da Luigi Di Maio lunedì. Anche questa novità dovrebbe entrare nella manovra, attesa in aula alla Camera lunedì dopo una seduta no stop in commissione Bilancio con l’obiettivo di chiudere al massimo domenica mattina. Un passaggio lampo in due giorni potrebbe anche consentire di dare il via libera finale anche alla legge di Bilancio prima di Natale ed evitare di dovere richiamare i senatori a Roma. Si cerca però ancora la sintesi su alcune parti del pacchetto di modifiche. Dai fondi per rendere operativo il piano vaccini con l’assunzione di 3mila medici e 12mila infermieri alle risorse per l’automotive e per esonerare alberghi e strutture turistiche dall’Imu almeno ancora per la prima rata del 2021.

Ed è ancora stallo sul Superbonus dopo l’altolà del Tesoro su una proroga fino al 2023 pretesa dal Movimento 5 Stelle. L’estensione al momento è solo fino al 2022 ed entrerà nel maxi-pacchetto di emendamenti che governo e maggioranza stanno rivedendo, con relativa richiesta dei pareri alla Ragioneria, per essere pronti quando si entrerà nel vivo delle votazioni. Nel complesso il pacchetto supera ampiamente gli 800 milioni a disposizione per le modifiche parlamentari: attingerà in larga parte al ‘fondone’ anti-Covid da 3,8 miliardi considerato liberato dalla promessa dell’esecutivo di un nuovo scostamento da 20 miliardi a inizio anno per chiudere la partita dei Ristori.

Dovrebbe così arrivare senza scossoni l’ok ai 420 milioni di nuovi ecoincentivi auto, con 3.500 euro anche per le euro 6 fino a 40mila euro in cambio di rottamazione di un veicolo vecchio almeno di 10 anni, o al mezzo miliardo circa per il settore aereo. Così come dovrebbe esserci intesa sui lavoratori fragili, sull’estensione del contratto di espansione alle imprese dai 250 dipendenti in su e anche sugli autonomi. Per le partite Iva si prospetta un doppio intervento, confermato dal ministro Nunzia Catalfo: da un lato per autonomi e professionisti, anche degli ordini, con redditi fino a 50mila euro e perdite oltre un terzo del fatturato precedente arriverà l’esonero totale o parziale dei contributi grazie a un apposito fondo da 1 miliardo, dall’altro si introdurrà per la prima volta una forma di ammortizzatore, primo tassello della riforma complessiva.

Al contrario sembra difficile che proceda la proposta di liberalizzazione della cannabis light, presentata da Riccardo Magi e rivendicata dal Movimento 5 Stelle: pregiudicherebbe i ‘buoni rapporti’ con le opposizioni, così come l’aumento delle accise sui tabacchi senza combustione. Si tratterebbe, insiste il sottosegretario al Mef Alessio Villarosa, di una “giusta risposta ad un irragionevole trattamento di favore rispetto al regime applicato per le sigarette elettroniche a vapore”. La proposta di un aumento graduale fino al 50% di quella applicata alle sigarette nel 2023 va votata così com’è, aggiunge, senza riformulazioni e il M5S è “irremovibile e ritiene indispensabile” la misura. Altra questione difficile quella delle misure per favorire le aggregazioni, compresa quella tra Mps e un potenziale acquirente come Unicredit.

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