Otto giorni in zona rossa, cioè tutti i festivi e prefestivi. Con una possibile finestra per ricongiungersi con i familiari, ma non più di due. È questo lo schema che più probabilmente regolerà le due settimane tra la vigilia di Natale e l’Epifania per provare a flettere ancora la curva dei contagi. Nuove restrizioni, quindi, per le quali venerdì si preannuncia come il giorno decisivo: si attende una sintesi interna alla maggioranza, poi il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia tornerà a incontrare i governatori portando al tavolo la proposta dell’esecutivo. Alle 18, infine, è in programma il Consiglio dei ministri che dovrebbe mettere nero su bianco le norme anti-contagio. Lo scenario più probabile è la zona rossa nazionale divisa in due tranche: il 24-25-26 e 27 dicembre, il 31 e 1 gennaio e poi nel weekend del 2-3. Gli unici giorni in giallo o arancione, a seconda del colore attuale dei territori, sarebbero il 28, 29 e 30 dicembre.
L’alternativa sul tavolo è una zona rossa dal 24 dicembre al 6 gennaio, come ha ricordato Boccia nel corso dell’incontro di giovedì con le Regioni, al quale erano presenti anche Comuni e Province. Doveva essere già quello decisivo, alla fine è stato interlocutorio, perché il governo non ha ancora una posizione definita, visto che il vertice tra Giuseppe Conte e i capidelegazione non è mai avvenuto al completo per l’assenza di Italia Viva. A quanto apprende Ilfattoquotidiano.it, il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini ha spiegato che i governatori condividono l’idea di una stretta da collegare però a ristori certi e immediati. Un capitolo, quello delle risorse da destinare alle categorie colpite dalle restrizioni, che sarà a sua volta sul tavolo del Consiglio dei ministri di venerdì, ha rassicurato il ministro per gli Affari Regionali. Pienamente d’accordo con la linea del governo, invece, l’Anci, con il presidente e sindaco di Bari, Antonio Decaro, che ha messo sul tavolo tutte le preoccupazioni per i movimenti dai paesi di provincia verso le città capoluogo soprattutto nei giorni più caldi delle feste. Nella sua sintesi il presidente emiliano ha invece sottolineato che la posizione sulla zona rossa nazionale durante le festività non è condivisa da tutti i colleghi, come emerso in giornata dalle dichiarazioni di Giovanni Toti, Attilio Fontana e Francesco Acquaroli.
Mentre il Veneto si è mosso in anticipo e ha deciso la chiusura dei confini comunali dopo le 14 dal 19 dicembre fino al 6 gennaio, infatti altri colleghi respingono l’idea di un lockdown di 8 giorni. Insomma, la tensione resta alta: “Se il governo deciderà la zona rossa per tutta Italia a Natale necessariamente ci adegueremo, però ritengo che sia un’ingiustizia, è ingiusto cambiare le regole in modo ulteriormente restrittivo anche là dove se ne potrebbe fare a meno”, è il pensiero del presidente della Liguria Toti a Rai Radio 1. E anche la Lombardia si accoda: “Purtroppo per Zaia la situazione del Veneto è un po’ peggiore della Lombardia. Credo che noi abbiamo dei buoni numeri quindi ci possiamo permettere di non restringere ulteriormente”, ha detto Attilio Fontana.
Boccia, a quanto si apprende, ha spiegato che “serve unità per le misure” valide durante la festività, che sono “più rischiose di Ferragosto”, perché oggi l’indice Rt è più alto di quando l’Italia uscì dal lockdown a maggio e perché il Paese è atteso ancora dai mesi invernali più difficili, avrebbe aggiunto il ministro. “Il modo in cui usciremo dalle festività di Natale determinerà la nostra riserva e l’aiuto alle reti sanitarie per i tre mesi successivi”, ha sottolineato sempre a quanto si apprende. Sulla stessa lunghezza d’onda la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa: “Le misure vanno verso una restrizione ulteriore per mettere in sicurezza la vita delle persone e per consentire un ritorno a una relativa normalità. Il ministero della Salute ha proposto misure più severe che prevedono qualcosa che somiglia a una zona rossa”, ha spiegato in giornata ospite di Radio Capital.
In ballo resta il giorno più atteso delle feste. Secondo diverse fonti, infatti, il governo sta valutando la possibilità di una deroga al divieto di spostamenti tra Comuni – ed eventualmente anche all’interno di uno stesso Comune in caso di un eventuale ripristino della zona rossa – per i congiunti più stretti in occasione della vigilia di Natale e del pranzo del 25. La deroga, in ogni caso, riguarderebbe un numero strettissimo di congiunti: due, secondo le stesse fonti. È una deroga che andrebbe incontro anche alle richieste avanzate dagli amministratori della Lega. E anche il presidente delle Marche, Francesco Acquaroli, si dice “d’accordo sul fatto che vadano messe in campo iniziative per ridurre assembramenti e contagi” ma “bisogna rispettare una linearità con ciò che è stato detto” finora. “Non si possono fare ora – aggiunge – ulteriori stravolgimenti, il governo porti avanti le decisioni prese”.