Con una storica votazione, il Congresso dei deputati spagnolo ha approvato oggi con larga maggioranza la prima legge che regolerà l’esercizio al diritto all’eutanasia. Con 198 voti a favore, 138 contrari e due astensioni, la norma ha passato la prima tappa dell’iter parlamentare per entrare in vigore. Solo la destra – Partido Popular, Vox e Unión del Pueblo Navarro – si è opposta. Ora la legge passerà al Senato per essere approvata definitivamente. Se ciò dovesse accadere, in Spagna l’eutanasia potrebbe diventare legale già dalla prossima primavera, rendendo il Paese il sesto al mondo e il quarto in Europa (insieme a Olanda, Belgio, Lussemburgo, Canada e Nuova Zelanda). La proposta di legge per regolare l’eutanasia convertirà il “diritto a morire” in una “prestazione” del sistema sanitario nazionale.
La legge consentirà di beneficiare del diritto a morire alle persone con una malattia irreversibile, che hanno ribadito fino a quattro volte il desiderio di porre fine alla propria vita e in possesso di referti medici. Durante il dibattito parlamentare, la relatrice di questa legge, la deputata socialista ed ex ministra della Sanità María Luisa Carcedo, ha difeso il nuovo regolamento, che è “un progresso nei diritti civili che porterà più libertà ai cittadini” e in nessun caso è “un’imposizione di Stato”. “È il paziente che decide, la legge stabilisce solo le condizioni e le procedure in cui può essere esercitato questo nuovo diritto a morire”, ha detto.
Il disegno di legge passerà ora al Senato per l’approvazione. Dato che nella proposta di legge sono già stati recepiti gli emendamenti di quasi tutti i gruppi parlamentari, la norma potrebbe anche non tornare più alla Camera. In questo caso, la proposta passerà direttamente dal Senato alla Gazzetta ufficiale dello Stato ed entrerà in vigore tre mesi dopo la sua pubblicazione. Ciò significa che l’eutanasia potrebbe essere legale in Spagna già da maggio. In caso di incorporazione di ulteriori emendamenti e di ritorno al Congresso, la sua legalizzazione dovrebbe attendere fino a giugno.
La prima approvazione ha provocato reazioni anche in Italia. “Il Parlamento spagnolo ha fatto in tre mesi ciò che il Parlamento italiano non è riuscito a fare in 7 anni: avviare la discussione in Commissione parlamentare e concluderla in plenaria!”, ha commentato Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. La normativa deve ora passare all’esame del Senato. “In Italia, sono passati oltre 7 anni e due richiami ufficiali caduti nel vuoto da parte della Corte costituzionale senza che il Parlamento abbia mai avviato la discussione in plenaria, che parlamentari di maggioranza avevano garantito per il 2020. Accade invece che capi partito come Zingaretti e Grillo-Crimi anche quest’anno abbiano fatto mancare un loro cenno a favore della discussione della legalizzazione. Quanto accaduto in Spagna è la conferma che la pandemia non può essere usata come scusa per sbarrare la strada a riforme di libertà, se solo c’è la volontà politica e il coraggio di assumersi le proprie responsabilità”.