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Vaccino Pfizer Biontech, nelle fiale in Usa ci sono più dosi del previsto. Ecco cosa succederà

Questo mentre il governo americano sta negoziando con l'azienda l'acquisto di ulteriore decine di milioni di dosi in primavera. Superata intanto la soglia dei 17 milioni di casi

Dopo la notizia che sono state registrate due reazioni avverse in Alaska dopo la somministrazione del vaccino Pfizer arriva quella dell’involontario regalo di Natale dell’azienda: dalle sue fiale si possono estrarre più delle cinque dosi previste, sino a sei o sette, aumentando sino al 40% le potenzialità delle prime forniture. Una scoperta fatta da chi lo somministra, come riportano i media Usa. La Food and Drug Administration (Fda) – che dovrebbe decidere a breve se autorizzare l’altro vaccino sviluppato con la tecnica dell’Rna messaggero prodotto da Moderna – è in contatto con la casa farmaceutica ma intanto ha già autorizzato l’uso dell’intera fiala, ammonendo però a non mescolare resti di fiali diverse. Questo mentre il governo Usa sta negoziando con la Pfizer l’acquisto di ulteriore decine di milioni di dosi in primavera. Negli Usa è stata superata la soglia dei 17 milioni di casi. Secondo il monitoraggio della Johns Hopkins University, dall’inizio della pandemia sono stati confermati nel Paese 17.000.408 casi di infezione, con 307.770 decessi accertati.

Il vaccino Pfizer-Biontech è stato il primo approvato al mondo e il primo inoculato. Il fondatore della azienda tedesca in una riunione con la cancelliera tedesca Angela Merkel e con il ministro della Salute si dice ottimista per il futuro: “Siamo fiduciosi che il prossimo inverno potremo vivere una situazione di normalità, senza dover più ricorrere al lockdown” dice Ugur Sahin, numero uno della Biontech. “Speriamo che nei prossimi giorni potremo distribuire i vaccini in tutti i paesi”, ha continuato sottolineando che tre fattori hanno consentito il successo di Biontech nell’ottenere un vaccino anticovid “in soli 11 mesi”. “La ricerca di lungo periodo”, “una squadra fantastica”, con scienziati di diversi paesi del mondo, che hanno lavorato “anche nei weekend”, e “la collaborazione internazionale”. “Abbiamo capito che, da sola, la nostra piccola impresa non poteva procurare miliardi di dosi di vaccino”, ha spiegato Sahin, di qui la scelta di collaborare “con un partner come Pfizer, e con tutta una serie di altre imprese”.