Il governatore della provincia ha sostenuto che l'esplosivo che ha causato almeno 25 vittime fosse stato nascosto dai Taliban in un risciò piazzato fuori da una casa dove si stava svolgendo la recitazione del Corano. Ma gli 'Studenti' coranici rispondono dicendo che la deflagrazione è avvenuta a causa di un proiettile di mortaio inesploso che i piccoli stavano cercando di vendere
Ennesima strage di civili in Afghanistan, al termine di un anno in cui gli attacchi sferrati dai Taliban e dallo Stato Islamico sono cresciuti nonostante l’avvio dei colloqui di pace intra-afghani. Almeno 25 persone, tra le quali 15 bambini, sono rimaste uccise in un’esplosione nel villaggio di Agho Jan, nella provincia di Ghazni, una delle aree stabilmente sotto il controllo degli Studenti coranici.
E proprio contro di loro puntano il dito le autorità: il governatore della provincia ha infatti sostenuto che l’esplosivo fosse stato nascosto dagli uomini del mullah Hibatullah Akhundzada in un risciò piazzato fuori da una casa dove si stava svolgendo la recitazione del Corano. Una versione che si scontra però con il modus operandi ormai stabilito dai vertici dell’organizzazione che da anni ripete di non sferrare più attacchi deliberati nei confronti dei civili, bensì solo nei confronti delle forze governative o “di occupazione” straniera. Non a caso non si è fatta attendere la risposta su Twitter dei portavoce dei Taliban in cui si sostiene che l’incidente sia stato causato da un proiettile di mortaio inesploso che i bambini stavano cercando di vendere.
Foto d’archivio