La richiesta coinvolge altre quattro persone tra i quali l’imprenditore ed ex parlamentare di Forza Italia Paolo Arata. Secondo l’accusa, il leghista ha asservito i suoi poteri a "interessi privati, proponendo e concordando con gli organi apicali dei ministeri competenti per materia l'inserimento in provvedimenti normativi di competenza governativa di rango regolamentare e di iniziativa governativa di rango legislativo ovvero proponendo emendamenti contenenti disposizioni in materia di incentivi per il cosiddetto minieolico". Il senatore del Carroccio: "Magistratura accerterà la mia totale innocenza"
La procura di Roma vuole processare Armando Siri per corruzione. Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi hanno chiesto il rinvio a giudizio per il senatore leghista ed ex sottosegretario ai Trasporti. La richiesta coinvolge altre quattro persone tra i quali l’imprenditore ed ex parlamentare di Forza Italia Paolo Arata. A Siri vengono contestati due episodi di corruzione.
Secondo l’accusa, il leghista ha asservito i suoi poteri a “interessi privati, proponendo e concordando con gli organi apicali dei ministeri competenti per materia (Infastrutture, Sviluppo economico e Ambiente) l’inserimento in provvedimenti normativi di competenza governativa di rango regolamentare e di iniziativa governativa di rango legislativo ovvero proponendo emendamenti contenenti disposizioni in materia di incentivi per il cosiddetto minieolico”. Come riportato nell’avviso di conclusione delle indagini, secondo l’Accusa Siri “riceveva indebitamente la promessa e o la dazione di 30mila euro da parte di Arata, amministratore della Etnea srl e dominus della Soclara srl, amministrata dal figlio, società operative in quel settore”. Sempre secondo l’accusa Arata da questi provvedimenti avrebbe ottenuto benefici economici.
Per un secondo episodio contestato, Siri, si sarebbe attivato “per ottenere un provvedimento normativo ad hoc che finanziasse anche in misura minima, il progetto di completamento dell’aeroporto di Viterbo, di interesse della Leonardo Spa, per future commesse”. Il senatore leghista inoltre “esercitava pressioni direttamente e per interposta persona sul comandante generale della Guardia Costiera Giovanni Pettorino, al fine di determinarlo a rimuovere il contro ammiraglio Piero Pellizzari dall’incarico di Responsabile unico del procedimento nell’ambito di un appalto in essere, ma in scadenza, per la fornitura di sistemi radar Vts (Vessel traffic service), essendo questi inviso alla Leonardo spa, siccome critico su alcuni aspetti della fornitura”.
Per questo Siri, sempre secondo l’accusa, “riceveva indebitamente la promessa di ingenti somme di denaro (per il tramite e in parte destinate anche agli intermediari, Arata, con legami personali e illeciti con lo stesso senatore leghista e Valerio Del Duca) e comunque la dazione di 8mila euro anticipata da Del Duca e Simone Rosati (dipendente di Leonardo spa, di intesa col suo superiore gerarchico Paolo Iaboni) che avevano programmato di riottenere tale provvista, pur non riuscendo nell’intento mediante il pagamento da parte di Leonardo spa di una fattura emessa” da una società.
Non si è fatta attendere la replica del senatore del Carroccio: “Sono due anni che non commento le inchieste che mi riguardano perché i processi si fanno nelle aule di Giustizia e non sui giornali o in televisione, i quali viceversa si sono già espressi con una sentenza definitiva di condanna attraverso una violentissima campagna diffamatoria fondata su ricostruzioni prive di riscontro probatorio – ha detto Siri – Siccome i processi non sono fondati su opinioni ma su prove, e io non sono mai stato corrotto da nessuno, ho fiducia che la magistratura accerterà la mia totale innocenza”.