Hanno votato favorevolmente in 153, 2 i contrari e quattro gli astenuti. Lamorgese: "Torna l'equilirio". Zingaretti: "Chiusa stagione di chiacchiere e propaganda". Il centrodestra non ha preso parte al voto di fiducia per protesta contro il provvedimento che di fatto cancella i cosiddetti decreti Salvini. Il senatore-questore Antonio De Poli, ha riportato la sub-lussazione di una spalla durante la bagarre della Lega contro il M5s
Il decreto Sicurezza è legge. Al Senato hanno votato favorevolmente in 153, 2 i contrari e quattro gli astenuti. Il centrodestra non ha preso parte al voto di fiducia per protesta contro il provvedimento che di fatto cancella i cosiddetti decreti Salvini. L’approvazione è arrivata al termine di un’altra giornata convulsa a Palazzo Madama, caratterizzata da uno scontro fisico tra leghisti e questori. La bagarre è iniziata quando gli uomini del Carroccio hanno esposto un grande striscione con la scritta “Immigrazione, obiettivo sbarchi zero”, in riferimento al programma elettorale del Movimento 5 Stelle sui flussi migratori. Da lì è partita la protesta. Una bagarre tra i senatori del Carroccio e chi cercava di far rispettare le regole dell’Aula che ha coinvolto anche il senatore-questore Antonio De Poli, che ha riportato la sub-lussazione di una spalla. Ferito a un ginocchio, inoltre, un commesso parlamentare intervenuto per sedare la rissa. De Poli è stato strattonato durante il parapiglia scoppiato tra Lega e M5s ed è stato trasportato in infermeria per essere visitato e curato.
Poi il voto e l’approvazione. Per la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese il voto definitivo del Senato “conferma la solidità e l’equilibrio dell’impianto del testo concordato al Viminale dalle forze di maggioranza la scorsa estate”. E ricorda che “a quel tavolo, intorno al quale si sono riuniti per alcune settimane di proficuo lavoro i rappresentanti dei partiti della coalizione di governo con il ministro dell’Interno, sono state gettate le basi dell’accordo politico tramutato, poi, nel testo del decreto legge curato e perfezionato dall’ufficio legislativo del Viminale”. Il provvedimento, sottolinea la ministra, “rimodula i delicati meccanismi dell’accoglienza e dell’integrazione, coniugando le garanzie per i richiedenti asilo e gli immigrati anche con un maggiore rigore contro i reati di devastazione nei centri di permanenza per i rimpatri. Il tutto con un’attenzione doverosa rivolta al rispetto degli obblighi internazionali assunti dal nostro Paese”.
“Abbiamo chiuso e archiviato una stagione di chiacchiere e propaganda. Gli italiani hanno bisogno di protezione. I problemi vanno risolti non cavalcati”, dice il segretario del Pd Nicola Zingaretti. “Il miglior modo di celebrare la giornata Onu dei migranti. Torna il principio di umanità e di responsabilità. Si apra una nuova stagione per i diritti: ora la legge sulla cittadinanza”, esulta l’ex presidente della Camera dem Laura Boldrini. “Salvini con i suoi decreti aveva fatto una piccola magia, aveva fatto scomparire l’anagrafe dei migranti facendo sì che i migranti, non censiti, fossero liberi di girare sul territorio nazionale”, ha detto il vice capogruppo M5s Andrea Cioffi. “Noi non abbiamo cambiato idea sull’immigrazione – ha aggiunto – Abbiamo semplicemente fatto una verifica dell’efficacia di quei decreti correggendoli nelle parti che sono risultate non conformi all’obiettivo”. Coro unanime dal centrodestra per protestare “contro l’assurda e inaccettabile compressione dei tempi di discussione”, dice Fratelli d’Italia. “Siccome è il popolo a decidere, sarà un referendum, a cui a Covid finito inizieremo a lavorare, a cancellare questa pagina vergognosa della storia italiana”, ha detto Salvini a Palazzo Madama.
Il sì è arrivato dopo la protesta dei senatori del Carroccio: “Senatori della Lega hanno lanciato volantini ed esposto uno striscione, quindi sono intervenuti i commessi ma a quel punto ci sono stati spintoni, hanno usato insistentemente fischietti, c’è stato un pandemonio”, ha raccontato il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, uscendo dall’aula. “Sono gesti di profonda maleducazione ed è una situazione molto simile a ieri. Una pagina vergognosa per le istituzioni e per il Paese”, ha aggiunto. Il Pd ha chiesto alla presidente Maria Elisabetta Casellati di “salvaguardare la propria credibilità” emanando “immediatamente severissime sanzioni disciplinari” a carico dei parlamentari leghisti. La presidente ha annunciato che ci sarà una istruttoria attraverso foto e video per stabilire le responsabilità sull’accaduto.
Vibrante la protesta della maggioranza, ad iniziare dal Pd: “Da due giorni, i senatori della Lega sono scatenati. Ora spintoni ai commessi, ed al questore. È un clima inaccettabile per il Senato”, scrive su Twitter il presidente dei senatori dem Andrea Marcucci. Le rimostranze dei democratici arrivano da più fronti: “Salvini ovviamente non c’è: lascia i suoi a fare il lavoro sporco. E loro, privi di dignità, lo fanno a dovere. Non mi sono mai vergognata tanto”, dice Caterina Bini.
Oggi a Palazzo Madama era previsto il voto sulla fiducia. La chiama per il voto è iniziata solo alle 18. Quella del pomeriggio è stata la seconda sospensione dei lavori. Già in mattinata c’era stata una mini-bagarre alla ripresa della discussione generale: alcuni senatori della Lega avevano contestato le modalità dei tempi di votazione del verbale della seduta di ieri (in particolare, nel passaggio in cui il governo ha posto la questione di fiducia sul decreto, secondo le opposizioni troppo presto rispetto alla prassi) sono partiti cori invocando: ‘Onestà onestà!’ e l’Aula è stata sospesa. “Alcuni senatori, soprattutto leghisti, si sono avvicinati ai seggi della maggioranza urlando con fare minaccioso – ha raccontato all’Ansa il senatore del Pd, Dario Parrini – Insomma continua l’atteggiamento squadrista di ieri, come se fossimo nel ventennio”.