Maradona è stato curato male e ha vissuto un’agonia durata tra le 17 e le 25 ore. Le rivelazioni dell’avvocato Mario Braudy, fidanzato della ex del campione argentino, Veronica Ojeda, cambiano le carte in tavola sulla fine del Pibe de Oro. Secondo Braudy, Maradona non è morto per un malore improvviso ma a causa di un edema polmonare acuto secondario a insufficienza cardiaca cronica. Già provato da una cardiomiopatia dilatativa che aveva debilitato fortemente il suo cuore, Dieguito sarebbe rimasto agonizzante almeno una giornata a seguito dell’edema polmonare acuto.
Un giorno intero di sofferenza che prefigurano la mancanza di attenzione e di cure verso la sua salute da parte dei medici che lo seguivano. Braudy ha spiegato i nuovi dettagli durante un’intervista tv avanzando sospetti anche sul ruolo del neurochirurgo, Leopoldo Luque, e sulla psichiatra, Agustina Cosachov, già iscritti nel registro degli indagati per negligenza. Reati che se le supposizioni di Braudy venissero confermate si trasformerebbero addirittura in omicidio colposo e abbandono di persona.
Braudy ha spiegato che l’edema polmonare “non si è di certo manifestato in un minuto”. L’attesa ora, è per i risultati degli esami tossicologici e istopatologici ordinati dai magistrati assieme all’autopsia. Il dubbio ancora una volta è legato agli psicofarmaci assunti negli anni da Maradona a causa dei suoi problemi a livello psichico. Braudy ha anche fatto una previsione a riguardo: “Il tossicologico dirà che Diego faceva uso di farmaci per il trattamento psichiatrico ma non di medicine per la patologia cardiaca molto acuta”.