Durante la prima ondata di Covid 19 ha ospitato molte raccolte fondi per gli ospedali delle zone più colpite. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha riscontato "due pratiche commerciali in violazione del Codice del Consumo": "informazioni ingannevoli sull'assenza di costi riguardo ai servizi erogati" e una commissione a favore della piattaforma "in teoria liberamente determinata da chi dona ma preimpostata per valori pari al 10% o al 15%"
Multa da 1,5 milioni di euro dell’Antitrust a GoFundMe, la piattaforma per le donazioni che durante la prima ondata di Covid 19 ha ospitato molte raccolte fondi per gli ospedali delle zone più colpite ed è stata usata tra gli altri da Chiara Ferragni e Fedez a sostegno della terapia intensiva del San Raffaele. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha chiuso il procedimento istruttorio che era stato avviato all’epoca e ha riscontato “due pratiche commerciali in violazione degli articoli 21, 22, 24 e 25 del Codice del Consumo”.
Per prima cosa, spiega l’Authority, GoFundMe Ireland “ha fornito informazioni ingannevoli sull’assenza di costi riguardo ai servizi erogati. Già dalla homepage e poi nelle pagine delle singole campagne di raccolta, la promozione dei servizi di raccolta fondi sul sito GoFundMe era pubblicizzata con claim immediatamente visibili quali “gratuita”, “senza costi” e “Veloce, gratuito e sicuro”. Si tratta di affermazioni non vere perché esistono costi connessi alle donazioni con carte di credito e di debito e commissioni su ogni transazione a favore della stessa GoFundMe”.
La seconda pratica sanzionata riguarda “la commissione a favore della piattaforma, in teoria liberamente determinata da chi dona”, ma che all’epoca risultava “preimpostata da GoFundMe per valori pari al 10% o al 15% della donazione e modificabile solo dopo vari e non immediati passaggi, che non sempre risultano comprensibili. In particolare ciò avviene quando la partecipazione alla raccolta fondi viene svolta in momenti di particolare urgenza e coinvolgimento emotivo, come accaduto durante la pandemia da Covid-19 o per altre emergenze sanitare”.
L’Autorità ha considerato che il motivo per cui i consumatori si rivolgono a GoFundMe – ovvero effettuare versamenti in beneficenza in situazioni eccezionali – può comportare un’attenzione ridotta ai meccanismi di funzionamento del sito o una maggiore propensione a disporre delle proprie risorse finanziarie con il risultato di un indebito condizionamento del meccanismo di preimpostazione delle commissioni. La pratica della preimpostazione della commissione nel frattempo è venuta meno, anche in seguito all’ordine di cessazione adottato dall’Antitrust in sede cautelare nel marzo scorso, nel pieno della prima ondata pandemica.