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Scarcerata la sosia di Angelina Jolie “zombie”: era stata condannata a 10 anni di carcere per blasfemia

La notizia del suo arresto aveva fatto il giro del mondo e, dietro una massiccia pressione degli attivisti sui social network, la ragazza è stata finalmente rilasciata dopo aver scontato 15 mesi di detenzione in carcere e aver commutato il resto in una cauzione pagata dagli attivisti che si sono schierati per la sua liberazione

di F. Q.

È stata scarcerata Sarah Tabar, la ragazza diventata un fenomeno del web come la sosia di Angelina Jolie in versione “zombie”. La 25enne era stata arrestata nell’ottobre del 2019 dalle autorità iraniane e poi condannata a 10 anni di carcere per i crimini di blasfemia, guadagni illeciti, corruzione dei giovani e istigazione alla violenza e vilipendio alla Repubblica islamica dell’Iran. La notizia del suo arresto aveva fatto il giro del mondo e, dietro una massiccia pressione degli attivisti sui social network, la ragazza è stata finalmente rilasciata dopo aver scontato 15 mesi di detenzione in carcere e aver commutato il resto in una cauzione pagata dagli attivisti che si sono schierati per la sua liberazione.

Sarah Tabar è divenuta celebre nel 2018 per le foto pubblicate su Instagram che la vedevano “truccata” come la Jolie ma modello “sposa cadavere”. Colorito terreo, guance scavate, labbra rigonfie, naso appuntito e schiacciato alla Michael Jackson, la Tabar aveva assunto le sembianze deformate di un lugubre cartone animato dell’orrore, modello “ghoul”: proprio quelle foto che l’avevano resa celebre hanno causato la sua condanna.

All’inizio della vicenda la leggenda metropolitana volle che la ragazza avesse subito più di 50 interventi di chirurgia plastica, ma poi lei stessa spiegò che la maggior parte delle foto nei suoi post erano state pesantemente modificate digitalmente. Alla 22enne è stato chiuso anche il profilo Instagram da 15mila follower su cui postava spesso primi piani inquietanti del suo viso trasformato in quello che su alcuni siti viene addirittura chiamata un’ “installazione vivente”. Secondo l’agenzia di stampa Tasnim la ragazza è stata accusata di blasfemia e istigazione alla violenza, ma anche di acquisizione illegale di proprietà, insulto al codice di abbigliamento dell’Iran e incoraggiamento dei giovani a commettere atti di corruzione. Il suo nome si aggiunge ad una lunga lista di influencer e blogger di moda iraniani che sono stati censurati e fermati dalla legge del loro Paese.

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