Vari sono i miei motivi di gratitudine nei confronti di Papa Francesco. Voglio citare anzitutto quelli di carattere personale che consistono nella mia riconciliazione ideale con tutta una parte della mia famiglia, a forte impronta cattolica e papalina, compreso un prozio vescovo, zio Don Emilio, e una nonna, Maria, combattiva leader dell’Azione cattolica nel popolare quartiere romano della Garbatella negli anni Cinquanta, peraltro stimata dagli avversari politici, come ebbe modo di dirmi a suo tempo il compagno Orlando Lombardi, storico pilastro del Partito comunista nella zona.

Questo accenno non paia casuale o fuori luogo. Tutta la figura di Francesco è nel segno della riconciliazione e dell’unità, in seno al popolo, non per “calmare le acque”, ma al contrario per affermare con sempre maggiore forza e nettezza le ragioni, oggi a forte rischio, delle collettività umane, che rischiano di essere maciullate da meccanismi disumani che appaiono ormai per molti versi fuori controllo.

Viviamo in tempi tremendi e straordinari che richiedono nuove leadership che siano al tempo stesso spirituali, culturali e politiche. Abbiamo avuto e continueremo ad avere invece dei leader in negativo, portatori di un discorso di odio e di discriminazione, di identità separate che si vengono a formare contro e ai danni del resto della cittadinanza e dell’umanità. Parlo dei Trump, dei Bolsonaro e, si parva licent, dei Salvini o delle Meloni. Molti, socialmente e intellettualmente deboli e demuniti, accorrono all’appello di questi falsi profeti.

Poi ci sono le mezze figure, i Biden, i Macron e, si parva licent, i Renzi, i Calenda, i Di Maio e altri. Potrebbero anche essere definiti i profeti del nulla, perché nei loro programmi non ci sono elementi significativi tranne la salvaguardia dell’esistente, contro i falsi profeti di cui sopra ma anche contro ogni reale e sostanziale trasformazione, della quale questa umanità ha oggi bisogno come dell’aria che respira.

Costoro vincono a volte, contro i falsi profeti, perché riescono a capitalizzare il giusto timore che i secondi ispirano a molti. È così in effetti che si spiegano le vittorie di Emmanuel Macron alle ultime presidenziali francesi e quella recentissima di Joe Biden alle presidenziali statunitensi. Ma si teme che la loro vittoria sia sotto il segno della provvisorietà, data l’evidente mancanza di un respiro strategico.

In effetti il divorzio tra le parole e i fatti spiega in buona parte l’allontanamento di molte persone dalle politiche o la scelta di leader estremisti che ripropongono i peggiori aspetti dell’animo umano, “elevati” a dottrina politica. Papa Francesco rappresenta al contrario oggi un leader che, pur non esercitando un potere politico in nessun ambito territoriale definibile in quanto tale, ha saputo riassumere, nelle sue encicliche e in molti suoi discorsi, gli assi portanti di una politica coerente ed all’altezza dei tempi, che sappia parlare alle grandi maggioranze e che ripercorre i ragionamenti e le rivendicazioni dei movimenti popolari più significativi.

La summa del pensiero, che si può definire senz’altro rivoluzionario nel senso più vero e nobile dell’espressione, di questo Papa, è com’è noto contenuta in due encicliche. La prima, Laudato sì, che ha ormai più di cinque anni, ha al suo centro il tema dell’ambiente e non abbraccia certo le illusorie speranze del capitalismo riverniciato di verde, ma punta al contrario sulla destinazione comune dei beni e sull’ecologia integrale.

La seconda, Fratelli tutti, rappresenta una continuazione e uno sviluppo, in senso ancora più radicale del pensiero del Papa. In essa Francesco approfondisce la critica al neoliberismo, riprende i valori fondamentali della solidarietà e della fratellanza. Di Francesco vanno poi citate la disponibilità al dialogo paritario colle altre religioni, che rappresenta la negazione di ogni integralismo, e le aperture su temi particolarmente importanti e delicati, come il riconoscimento del diritto alla famiglia delle persone omosessuali.

Il nostro dramma è oggi nell’assenza di un potere politico in grado di mettere a punto progetti di ampio respiro come quelli delineati dal caro Pontefice. Francesco ci indica la via da percorrere. E questo è il mio secondo motivo di gratitudine nei suoi confronti, che mi spinge a fargli oggi, sia pure con un giorno di ritardo, i miei migliori auguri di compleanno.

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