Eccetto l’Abruzzo, l’Italia si tinge completamente di giallo. Almeno per qualche giorno. In base ai dati della cabina di regia, il ministero della Salute ha deciso di non rinnovare le ordinanze restrittive per le ultime Regioni attualmente in zona arancione (Campania, Toscana, Valle D’Aosta e provincia di Bolzano), che quindi da domenica passeranno automaticamente in zona gialla. Ciò significa che potranno riaprire bar e ristoranti, fino alle 18 di sera, e ci si potrà spostare liberamente all’interno del territorio regionale. L’unico a rimanere arancione è l’Abruzzo, dal momento che non sono ancora passati 14 giorni dall’ultima classificazione. Una situazione che però è destinata a cambiare ulteriormente nel giro di pochi giorni: dal 24 dicembre dovrebbero scattare le nuove limitazioni previste a livello nazionale dal governo per le festività.
Le ragioni che stanno alla base della stretta le ha spiegate in modo chiaro il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, presentando il consueto monitoraggio settimanale della pandemia. Il rapporto mette nero su bianco ciò che sta preoccupando da giorni governo ed esperti: l’indice Rt torna a salire. Nel periodo 25 novembre-8 dicembre, coincidente con l’uscita dalla zona rossa di Regioni come il Piemonte e la Lombardia e l’inizio dello shopping natalizio, il tasso di trasmissibilità del virus è passato dallo 0,82 allo 0,86 a livello nazionale. L’Iss osserva “per la prima volta un segnale di controtendenza“, dovuto soprattutto a tre aree dove l’indice è “significativamente” superiore a 1: si tratta di Molise, Lombardia e Veneto. Perché è così importante? “L’Rt è il primo fattore a muoversi, poi è seguito dall’aumento dei contagi, dei ricoveri e alla fine dai decessi”, chiarisce Brusaferro in conferenza stampa. “E anche se l’incremento è minimo, si tratta di un elemento di grave preoccupazione“, motivo per cui “bisogna essere tempestivi nell’adozione delle misure”.
La situazione nelle Regioni – I dati del monitoraggio hanno comunque permesso al ministero della Salute di far uscire Campania, Toscana, Valle D’Aosta e provincia di Bolzano dalla zona arancione, anche se l’allentamento delle misure durerà solo qualche giorno (e dal 21 dicembre scatta pure il divieto di spostamento tra Regioni). Numeri alla mano, ci sono comunque tre Regioni considerate “a rischio alto” in base ai vari parametri di valutazione: si tratta di Lazio, Lombardia e Veneto. Tredici sono classificate a rischio moderato, di cui 2 (Marche e provincia di Trento) hanno una probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese nel caso si mantenga invariata l’attuale trasmissibilità, mentre cinque sono classificate a rischio basso. In generale Brusaferro spiega che nella curva a livello nazionale si nota “un rallentamento e un appiattimento”, con casi in aumento su base settimanale solo in Veneto e provincia di Trento.
I rischi per Natale – I tecnici dell’Istituto avvertono quindi che la situazione “non permette un allentamento delle misure adottate nelle ultime settimane e richiede addirittura un rafforzamento delle stesse in alcune aree del paese”. Specie in vista delle festività natalizie, quando “le aumentate mobilità e l’interazione interpersonale tipica della socialità di questa stagione potrebbero determinare un aumento rilevante della trasmissione di Sars-Cov2″. Il rischio dell’Iss, si legge nel monitoraggio, è che ci sia quindi un “rapido aumento dei casi a livelli potenzialmente superiori rispetto a quanto osservato a novembre in un contesto in cui l’impatto dell’epidemia sugli operatori sanitari, sui servizi e sulla popolazione è ancora molto elevato”.
Incidenza ancora troppo alta – Anche se il numero delle persone ricoverate in terapia intensiva e in area medica è in diminuzione, infatti, la pressione sugli ospedali resta sopra le soglie di allarme. Brusaferro parla di “decrescita è lenta“, mentre Rezza spiega che “i dati di oggi indicano che siamo in una situazione di stabilità e stabilizzazione e non riusciamo ad andare sotto una certa soglia. Sembra anche che i nuovi ingressi in terapia intensiva siano stabili e ciò ci fa pensare che sarà un po’ difficile far diminuire il sovraccarico nelle terapie intensive a meno che non si abbatta l’incidenza”. È proprio il dato sull’incidenza a destare preoccupazione negli esperti: “Sebbene si osservi una diminuzione dell’incidenza a livello nazionale negli ultimi 14 giorni, passata da 454,70 per 100mila abitanti nel periodo 23 novembre-6 dicembre a 374,81 per 100mila nelle due settimane successive”, si legge nel rapporto, il valore è “ancora lontano da livelli che permetterebbero il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti. Questo approccio ha mostrato i primi segni di criticità quando il valore a livello nazionale ha superato i 50 casi per 100mila in sette giorni”. Ciò significa che, con il numero attuale dei contagi, tracciare le persone positive e i casi sospetti è ancora molto difficile. E potrebbe diventarlo ancora di più se non verranno presi provvedimenti per le feste.