Repubblica ricostruisce la storia di una proposta di modifica poi ritirata: in piena pandemia avrebbe consentito ai medici estetisti di fare iniezioni di botulino, proprio il secondo "mestiere" del compagno dell'ex ministro. A spese dello Stato: tre milioni per la "formazione" dei medici-estetisti
Un emendamento alla manovra, in piena pandemia, per consentire ai dentisti di fare “punturine” – filler di acido ialuronico o botulino – per ritoccare labbra, naso, zigomi. Mettendo sul piatto 3 milioni di euro di fondi del Ministero della salute per aiutare la transizione sperimentale. La proposta era stata presentata a firma di Italia Viva, che l’ha ritirata venerdì sera “per evitare strumentalizzazioni” come spiegato dal primo firmatario, Luciano Nobili. Repubblica ne parla per un’altra particolarità: si presta all’accusa di essere stato ritagliato su una delle attività professionali del fidanzato di Maria Elena Boschi. Giulio Berruti, attore 36enne, è infatti anche odontoiatra. “Ho studiato come dentista per 11 anni e ho preso una specializzazione in ‘estetica del sorriso e ortodonzia’”, rivelava l’attore nei mesi scorsi aggiungendo che lavora ancora come dentista tra un ciak e l’altro.
Consultando le sue pagine Instagram – racconta il quotidiano – ci si rende conto però che Berruti non cura soltanto sorrisi: ci sono labbra, zigomi, foto di alcuni nasi sistemati, facendo vedere il prima e il dopo. In un post in particolare, Berruti si mostra nel ruolo di medico, con un camice blu da chirurgo, scrivendo: “A volte anche persona seria” e rimandando alla pagina @dr.lipbeauty, legata a un centro specializzato in labbra ritoccate di tutte le forme e dimensioni. Sul sito si legge: “Benvenuti in dr. Lipbeauty, la casa delle Labbra e del Sorriso. La nostra visione è incantare il mondo con la loro bellezza…”.
Nei salotti dei Parioli, il nome di Berruti è notissimo. Si parla di lui come di una promessa della chirurgia estetica romana. Il problema è che l’attore non è chirurgo estetico. Negli albi dei medici del Lazio risultano a suo nome un percorso molto chiaro: laurea nel 2010 in odontoiatria, specializzazione a ottobre del 2015 in Ortognatodonzia (ramo che si occupa della correzione, sul piano estetico e funzionale, delle malformazioni dei mascellari e delle anomalie di posizione dei denti, soprattutto tra i bambini). E nessuna in chirurgia estetica né in medicina estetica. Berruti lavora in tre diversi studi a Roma. Uno a via di Vigna Stelluti, sede dello studio medico oculistico del padre, Giuseppe Berruti. Il giornalista chiede un appuntamento e la risposta non lascia dubbi: “La richiamerà tra stasera e domattina mio figlio Giulio”.
Quello dei medici estetici che non lo sono è una battaglia che da sempre combatte la Società italiana di chirurgia plastica contro “il diffusissimo abusivismo della nostra professione” denunciava appena il 2 novembre il presidente, il professor Francesco D’Andrea, in una lettera inviata al ministro della Salute, Roberto Speranza. Un abusivismo che l’emendamento 85039 inserito all’articolo 85 bis, che ha come primo firmatario Luciano Nobili, deputato di Italia Viva molto vicino a Maria Elena Boschi, avrebbe sanato. Permettendo anche ai dentisti come Berruti di lavorare sul piccolo lifting. Anche con l’aiuto di soldi pubblici. Oltre alla possibilità data agli odontoiatri di ampliare il proprio business, si sarebbe incentivato anche quello – già florido – dei corsi di formazione per medici estetici.