L'Associazione nazionale partigiani si schiera a fianco della famiglia del ricercatore ucciso in Egitto e chiede un intervento a Conte. "Va ritirato l'ambasciatore. Vanno rivisti i rapporti con un Paese ritenuto amico, ma il cui governo non si è dimostrato degno di tale amicizia"
“I diritti umani sono alla base della Resistenza. Ecco perché i nostri partigiani, anziani ma ancora combattenti, hanno scelto di far sentire la loro voce e metterci la faccia per chiedere un intervento del premier Giuseppe Conte a favore di Giulio Regeni”. A parlare è il presidente dell’Associazione nazionale partigiani, Gianfranco Pagliarulo, successore di Carla Nespolo, scomparsa il 5 ottobre scorso.
Il numero uno dell’Anpi, giornalista 71enne ed ex senatore della Repubblica, era già intervenuto nei giorni scorsi dopo la chiusura delle indagini da parte della Procura di Roma sul caso del ricercatore torturato e ucciso in Egitto, chiedendo al governo di cambiare passo: “Ancora una volta – aveva detto Pagliarulo – ci associamo alla richiesta dei genitori di Giulio. Va ritirato l’ambasciatore. Vanno rivisti i rapporti con un Paese ritenuto amico, ma il cui governo non si è dimostrato degno di tale amicizia”. Una posizione ferma e decisa ma “non sufficiente” – continua – “a far cambiare idea al presidente del Consiglio”.
A questo punto l’Anpi ha pensato di lanciare una nuova iniziativa: “I partigiani per Giulio”. Pagliarulo e il suo staff hanno chiesto agli uomini e alle donne che hanno lottato per la libertà di inviare un messaggio al premier Giuseppe Conte.
“I nostri iscritti hanno risposto con entusiasmo. L’indignazione è incarnata nelle persone che lanciano questi video. In modo particolare i più sensibili sono proprio quelli che abitano vicino al paese del papà e la mamma di Giulio, in Friuli Venezia Giulia”. Il riferimento del presidente dell’Anpi va a Mario Candotto, partigiano della Brigata Proletaria nata tra gli operai dei cantieri di Monfalcone.
L’iniziativa andrà avanti fino a Natale e forse anche oltre. Ogni giorno sulla pagina Facebook dell’Anpi e sul sito verranno diffusi i messaggi video dei partigiani: “Se l’Italia e l’Ue hanno posto a fondamenta della loro esistenza i diritti umani, non si possono avere due velocità e una reazione tentennante a seconda delle commesse militari. Serve la diplomazia e il negoziato ma sui diritti umani è necessaria la risolutezza. Aspettiamo da troppo tempo un segnale dal governo. Il problema non è alzare la voce ma fare gesti significativi come ritirare l’ambasciatore italiano in Egitto o sospendere le commesse militari”.
Il pensiero di Pagliarulo va anche a Patrick George Michael Zaki, l’attivista egiziano, frequentante il master all’Università di Bologna, prima di essere arrestato, il 7 febbraio scorso: “Questo giovane sta marcendo nelle galere egiziane da troppo tempo. La nostra campagna è fatta anche per lui e per tutti coloro che hanno subito la violazione dei diritti umani nelle celle di quel Paese”.
Il presidente dell’Anpi e i partigiani che hanno aderito all’iniziativa si aspettano un segnale da Conte: “Spero che il premier ascolti la voce di questi uomini e queste donne che chiedono a lui, a nome di tutti gli italiani, di far rispettare i diritti umani e la dignità del nostro Paese. La vicenda Regeni non è una questione dell’Anpi ma dell’Italia”.