La sindaca era imputata per falso documentale in relazione alla nomina di Renato Marra, fratello dell’ex capo del personale del Campidoglio Raffaele, a capo del dipartimento turismo del Comune. In primo grado Raggi era già stata assolta "perché il fatto non costituisce reato". Le reazioni dei colleghi, da Di Maio a Di Battista
Assolta anche in appello. Si conclude così il processo di secondo grado per Virginia Raggi, imputata a Roma per falso documentale in relazione alla nomina nel 2016 di Renato Marra, fratello dell’ex capo del personale del Campidoglio Raffaele, a capo del dipartimento turismo del Comune di Roma. La nomina venne poi ritirata. In primo grado Raggi era già stata assolta con la formula “perché il fatto non costituisce reato”. La decisione della corte è stata accolta con un applauso dalle persone presenti in aula. Raggi, accompagnata dai difensori, gli avvocati Pierfrancesco Bruno, Alessandro Mancori ed Emiliano Fasulo, al momento della lettura del dispositivo ha abbracciato il marito, visibilmente commossa. Insieme a lei c’erano pure il capogruppo M5S Giuliano Pacetti, i consiglieri M5s Paolo Ferrara, Annalisa Bernabei, Angelo Diario e Alfredo Campagna presidente del XIV municipio.
“Questa è una mia vittoria, del mio staff, delle persone che mi sono state a fianco in questi quattro lunghi anni di solitudine politica ma non umana. Credo che debbano riflettere in tanti, anche e soprattutto, all’interno del Movimento 5 stelle“, è stato il commento della prima cittadina all’uscita dal tribunale. Un messaggio rivolto direttamente a chi, in questi anni di mandato nella Capitale, le ha voltato le spalle dentro al movimento dopo che è stata travolta dalla vicenda giudiziaria. “Ora è troppo facile voler provare a salire sul carro del vincitore con parole di circostanza dopo anni di silenzio. Chi ha la coscienza a posto non si offenda per queste parole ma tanti altri, almeno oggi, abbiano la decenza di tacere”, ha concluso.
A congratularsi subito con lei è stato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che l’ha sempre sostenuta pubblicamente: “Continua a resistere grande donna, il MoVimento 5 Stelle resiste insieme a te”, ha scritto su Facebook, pubblicando una foto che li ritrae insieme su un palco. “Virginia è stata assolta. Ancora una volta assolta. Adesso iniziate a rispettarla”, è stata la reazione di Alessandro Di Battista. “Per quattro anni è stata diffamata, dileggiata, calunniata… E’ stata colpita dal sistema politico e mediatico per non aver avallato le olimpiadi di Malagò, Montezemolo e Caltagirone e dal fuoco amico partito da chi non sarà mai alla sua altezza ma non vuole accettarlo”. Anche il viceministro Stefano Buffagni si è congratulato con la sindaca per l’assoluzione (agli Stati generali è stato tra i pochi ad averla nominata): “Virginia ha dimostrato un coraggio ineguagliabile e una forza d’animo straordinaria, che le hanno permesso di superare una valanga di accuse come poche nella storia del nostro Paese. Virginia è innocente, è stata assolta, e questa è l’ennesima dimostrazione della trasparenza e onestà della sua amministrazione!”. Il capo politico del Movimento, Vito Crimi, ha ribadito che si tratta dell'”ennesima conferma della sua correttezza“.
La sostituta procuratrice generale, Emma D’Ortona, in mattinata aveva chiesto che la sindaca fosse condannata a dieci mesi di reclusione. “La sindaca conosceva la posizione di Raffaele Marra, e ha omesso di garantire l’obbligo che Marra si astenesse nella nomina del fratello Renato”, aveva detto la pg nella sua requisitoria. “Ha errato il primo giudice nel voler trasformare un’indagine documentale in un processo fondato su prove dichiarative”, ha aggiunto, chiedendo la condanna della sindaca. Raggi era imputata per aver dichiarato alla responsabile anticorruzione del Campidoglio di aver deciso, lei sola, ogni dettaglio della nomina di Renato Marra, senza consultare il fratello del candidato. La circostanza, secondo le accuse, sarebbe smentita dalle chat in cui Raggi rimprovera proprio l’ex capo del personale Raffaele Marra per l’aumento di stipendio al fratello. Ma ora la corte d’appello, così come avevano già fatto i giudici di primo grado, hanno respinto questa ricostruzione.