Sciò sciò ciucciuvè, uocchio, maluocchio… ”Niente feste e cenoni o sarà un inizio 2021 terribile”, minaccia il governatore. Non ci resta che il mantra napoletano anti/malocchio (di Januaria Piromallo)
Senza aspettare la nascita del bambinello che, comunque quest’anno si anticiperà di un paio d’ore per evitare assembramenti in chiesa, io mi sono già fatta il Natale ad personam, parco, essenziale, sembrava quasi Natale in casa cupiello. Senza abbracci e senza cenone, senza predicozzi da pulpito e sopratutto senza faide familiari. Senza quelle facce di parenti dai sorrisi a zucca di Halloween che ci tocca vedere una volta all’anno. Niente picchi glicemici da eccessi di alcool e di zuccheri da struffoli e panettoni.
Quante diminutio che per me sono invece dei plus. Non mi mancherà neanche quella corsa frenetica all’ultimo shopping (profumi, profumini, calze, calzini, sciarpe, sciarpette…) per il mancato spacchettamento, carta, cartoni, plastiche e nastrini, ne guadagnerà l’ambiente e, forse, riusciremo a strappare un mezzo sorriso anche ai Gretini.
Regali, quasi un nulla, una sola certezza non li ordinerò su Amazon, il bulldozer che, evadendo tasse, schiavizzando i riders e, macinando concorrenza sleale, sta riducendo al lastrico i negozi al dettaglio. Il mio Natale è stato sobrio, eravamo in sei, niente menù ipercalorico/festaiolo, una mezza manica (siamo o no in clima di ristrettezze?) all’eoliana con olive e capperi di Salina, e biscotti roccocò innaffiati di vin santo. Dopo l’annus horribilis e isterico del Covid ho fatto solo scorta di corni e cornetti a cominciare da quello sfornato dal laboratorio della Real Fabbrica di Capodimonte su disegno del neo/direttore Walter Luca De Bartolomeis ( che ha chiamato a cimentarsi con la ceramica anche l’archi/star Santiago Calatrava).
Sciò sciò cicciute, jatevenne, sciò sciò come cantilenava Peppino De Filippo/Pappagone e scaramanticheggiando faceva con le mani tre gesti di corna all’ingiù. Facciamo lo stesso. Intanto mi sono concessa una carezza gourmet con il corno cioccolattoso e pistacchioso della Dolce Idea di Gennaro Bottone, da ragazzo del Pallonetto di Santa Lucia a maitre chocolatier. Corni e cornetti sberluccicantidi disegnati da Carla Della Corte, presidente della Confcommercio Napoli, me li sono appesi alla tracolla tricoté a mano in maglia e fili di bronzo di Kikkabik made by Chicca Palombo. Bravissima. Aglio, fravaglio, fattura ca nun quaglia, corne e bicorne, cape’e alice e cape d’aglio ( bisogna esercitarsi molto nella pronuncia per cacciare via l’anno iellato) e mi sono munita anche di un kit antisfiga, contenente barattolo di sale, un paio di corna, talismano e pergamena, realizzato da Aurora Mediati e Luna Todaro che si presentano come esploratrici di potenziali umani e fondatrici di una start up che valorizza l’artigianato. Insomma, lo ricorderemo come un Natale “diverso”. Parola strabusata, come quel “andrà tutto bene”… Tanto ormai non ci crede più nessuno che andrà tutto bene. Ma invece di tanti Natali, finto/allegri, piattume sconsolante, tutti uguali a se stessi, almeno questo ce lo ricorderemo.
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