Subito il confronto sul Recovery Plan, poi la verifica vera e propria. Il premier Giuseppe Conte tenta di sezionare i problemi del governo accogliendo il pressing del Pd sulla messa e punto del piano di ripresa e provando a “ingabbiare” Italia Viva in un nuovo faccia a faccia. Il capo del governo fa sapere di aver convocato per lunedì, con i ministri Amendola e Gualtieri, il M5S e il Pd, e per martedì renziani e Leu. Ma questo provoca l’ennesima levata di scudi di Iv che pure il confronto lo chiedeva a gran voce: “Nessuno ci ha convocato. Se il cambio di metodo che chiedevamo è che dobbiamo apprendere di riunioni dagli sms di Casalino non hanno capito cosa stanno rischiando“.

Del resto, la giornata era iniziata con un nuovo ultimatum (“Bisogna costruire un rapporto fiduciario di maggioranza che oggi non c’è più”) peraltro subito respinto al mittente da Pd, Leu e M5s. Netto Luigi Di Maio: “Ora è folle mettere in discussione Conte”.

Lunedì parte comunque il confronto sul Recovery, per rispondere al forcing del Pd che nel weekend si è arricchito di due nomi di peso: Roberto Gualtieri e Enzo Amendola. “”Una cosa è certa”, il “lavoro complesso” sul Recovery “non deve fermarsi, ma anzi deve accelerare”, ha detto il titolare del Tesoro. “Siamo fermi in Consiglio dei ministri dal 7 dicembre per una verifica politica di cui ancora non si vede via d’uscita. Il mio partito con il segretario Nicola Zingaretti ha detto chiaramente che per noi questo impasse è deleterio”, ha aggiunto il ministro per gli Affari Ue. Sul piano e sulla task force Conte sembra pronto ad aprire. La cabina di regia ci sarà ma i suoi poteri saranno ridotti. Il controllo previsto per il Parlamento sarà più capillare, forse cambierà anche lo schema dei sei top manager.

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