I fondi per la sanità nel Recovery plan italiano non saranno limitati ai 9 miliardi che andranno ad assistenza di prossimità, telemedicina e digitalizzazione dei servizi. Dopo le polemiche dei giorni scorsi, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri intervistato da La Stampa li quantifica in 16 miliardi totali, ricordando a chi non avesse letto per intero la bozza di piano arrivata sul tavolo del consiglio dei ministri che “il progetto sul rinnovamento degli ospedali è stato inserito nella missione sulla transizione ecologica” che comprende le risorse per riqualificare gli edifici pubblici. Non solo: “Bisogna tenere conto”, sottolinea, “dell’aumento molto significativo previsto per i prossimi anni in legge di bilancio, e non computato nel Recovery Plan”. La manovra per il 2021, oltre a portare a 121,3 miliardi il Fondo sanitario nazionale, ne prevede altri 4 per la conferma degli assunti a tempo determinato e l’aumento delle indennità contrattuali. Nel corso del 2020 poi sono stati stanziati per il rafforzamento del sistema sanitario circa 8 miliardi, ancora non spesi del tutto, che si sommano ai 4 miliardi complessivi messi in campo con la legge di Bilancio per il 2020.
Sempre riguardo al Recovery plan, il ministro commenta anche le critiche sul fatto che circa 88 sul totale di 127 miliardi di prestiti europei previsti dalla Recovery facility saranno destinati a progetti già esistenti. “La componente prestiti”, ricorda, “fornirà un ulteriore stimolo” aggiuntivo rispetto a quello delle sovvenzioni, “ma darà luogo a maggiore indebitamento, per questo una parte finanzierà investimenti aggiuntivi in deficit e un’altra ci consentirà di risparmiare in tassi di interesse sul debito“. Secondo Gualtieri la scelta è in linea con le indicazioni arrivate dal gruppo di lavoro del G30 di cui fa parte Mario Draghi, che parla di “come passare da politiche incentrate sul sostegno alla liquidità ad azioni che affrontino il problema della solvibilità e della dotazione patrimoniale delle imprese anche per finanziare investimenti e innovazione e favorirne il rilancio e la ristrutturazione, in linea con alcune misure molto significative varate dal governo come gli incentivi alla patrimonializzazione delle piccole imprese il fondo Patrimonio Pmi e il Patrimonio rilancio gestito da Cdp, le cui modalità di funzionamento sono esattamente tra quelle raccomandate nel rapporto Draghi”. L’ex numero uno della Bce ha poi spiegato che “quel che bisogna valutare è se un progetto è utile o no. Se sono vecchi o nuovi progetti non è importante, ciò che conta è che il loro valore sociale sia dimostrabile”.
Pur negando che l’Italia sia in ritardo, il ministro ammette poi che i lavori sul testo definitivo del piano con le specifiche Missioni e relativi Obiettivi e Progetti da finanziare “deve accelerare“, come ha chiesto Zingaretti “bisogna chiudere in fretta la fase del confronto tra i partiti iniziata il 5 novembre in modo da approvare quanto prima la bozza e aprire su di essa il confronto in Parlamento e nel paese”. Rispetto alla task force che lo vedrebbe affiancare Conte e Patuanelli e comprenderebbe sei manager e molti esperti, “una funzione di coordinamento e supporto ad un piano complesso e articolato come il Recovery è indispensabile” anche se “è giusto lavorare per migliorare il testo con il contributo di tutti a partire dal tema dei poteri sostitutivi e della necessaria valorizzazione delle amministrazioni pubbliche”.
L’esponente Pd torna anche sulla lettera del responsabile uscente della vigilanza Bce Yves Mersch riguardo cashback definito “sproporzionato alla luce del potenziale effetto negativo che potrebbe avere sul sistema di pagamento in contanti”. Gualtieri non le manda a dire e dopo aver ribadito che “è un’opinione non vincolante, che riflette le note posizioni sul tema del suo autore che non ha mai fatto mistero di essere un difensore del contante” aggiunge un aneddoto che non mette in buona luce l’ex governatore della Banca centrale del Lussemburgo, centro finanziario in cui l’emissione di banconote stando a dati di qualche anno fa supera il doppio del pil: “Espresse riserve sulla decisione di Draghi di non stampare più la banconota da 500 euro contestando la tesi che essa favorisse il riciclaggio. Prima di lasciare il posto nell’esecutivo della Bce a Frank Elderson il mio amico Yves Mersch ci ha voluto orgogliosamente ricordare le sue opinioni in materia, che io rispetto ma non condivido. In realtà le politiche della Commissione europea e della stessa Bce vanno da tempo nella direzione della massima estensione possibile dell’uso dei pagamenti elettronici. Il Cashback è un programma volto a incentivarli, è una policy che contribuisce alla modernizzazione del Paese, a garantire maggiore sicurezza ed a favorire la tax compliance. Su questi obiettivi governo italiano e Bce sono perfettamente allineati”.
Infine le proteste dei ristoratori insoddisfatti degli ultimi ristori annunciati a fronte delle restrizioni natalizie: “Il meccanismo di ristori dell‘Agenzia delle Entrate ha funzionato oltre le migliori aspettative, abbiamo eseguito oltre 3 milioni di bonifici a 2,4 milioni di partite Iva per 9 miliardi di euro” e “al momento è aperta la piattaforma per inviare le domande da parte di chi non aveva chiesto il contributo del Decreto Rilancio e delle aziende sopra i 5 milioni”. Inoltre “oltre ai contributi a fondo perduto ci sono le sospensioni per i pagamenti di imposte e contributi, la cancellazione totale dell’Irap di giugno 2020, i crediti di imposta per i fitti commerciali, la cancellazione dell’ultima rata Imu e altre misure di sostegno. Infine, insieme al Parlamento, abbiamo appena deciso di istituire un fondo da 1 miliardo per finanziare un anno bianco contributivo agli autonomi che abbiano subito perdite, e che si aggiunge agli oltre 6 miliardi già appostati per il 2021″. E le risorse “verranno ulteriormente rafforzate per introdurre una sorta di ristoro perequativo che tenga conto dell’andamento complessivo del fatturato nel 2020“.