A vedere le foto e i messaggi su Facebook, nulla farebbe presagire la tragedia. L’orrore. Perché Alessandro Pontin, 49 anni, affidava a foto poetiche, di ispirazione religiosa indiana, qualche riflessione sulla bellezza della vita e sull’armonia tra le persone. E invece ha approfittato dell’affidamento durante il weekend dei figli Francesca di 15 anni e Pietro di 13 anni, per ucciderli. A coltellate, in una casetta a due piani a Sant’Ambrogio di Trebaseleghe, un popoloso paese nella campagna padovana. Inizialmente si era diffusa la voce di un rapimento. Ed è proprio temendo che Alessandro avesse sequestrato i due ragazzi che un fratello è entrato nella casa. E lì ha visto lo spettacolo terribile. Dopo aver ucciso i suoi due figli, Pontin, che fa il falegname, ma coltiva interessi di riflessiologia, si è ammazzato con la stessa arma. I due ragazzi sono stati accoltellati alla gola, ma avrebbero cercato inutilmente di fuggire. In un primo tempo sembrava che, invece, l’omicidio fosse avvenuto mentre dormivano. In realtà li ha aggrediti mentre erano a letto.

Sul posto si sono recati i carabinieri, la sindaca Antonella Zoggia, i sanitari del 118. Ma nessun soccorso era più possibile. Chi ha dovuto ricorrere alle cure è stata invece l’ex moglie, la mamma di Francesca e Pietro che vive a San Giorgio delle Pertiche e in base alla sentenza di affidamento del Tribunale, consentiva al padre di tenere i due ragazzi con sé a scadenza prefissata. Quando è stata informata, si è accasciata, colta da malore.

Le indagini dovranno ricostruire la sequenza dei gesti, la probabile premeditazione del doppio omicidio, la radice di una separazione che evidentemente non era stata accettata da Pontin. Eppure sul suo profilo Facebook ha lasciato qualche graffito contraddittorio. “La vita siete voi stessi, se la vita è difficile da sopportare è perché è molto difficile sopportare se stessi”. La citazione è di Carl Gustav Jung, ed è il sintomo di un profondo disagio. Però c’è anche un messaggio di Osho Raineesh, un mistico e maestro spirituale indiano: “Tu non puoi essere altri che te stesso. Allora rilassati. L’esistenza ha bisogno di te così come sei”. Lui l’ha cancellata a colpi di coltello, ha cancellato l’esistenza dei figli e di se stesso. E dal libro “Il monaco che amava i gatti”, ha citato: “Tutto è impermanente. L’acqua si trasforma in ghiaccio e il fuoco in calore, il seme in albero e il fiore in frutto. Ciò che noi chiamiamo fine non è altro che un nuovo inizio… Il segreto è sapersi adattare ai cambiamenti che la vita ci impone. Se sappiamo accogliere e divenire qualcosa di nuovo ogni volta, nulla ci potrà spaventare”.

Oltre al profilo personale, Pontin gestiva una pagina di “salute e benessere” sui social che rifletteva la sua attività professionale. Infatti, l’aveva chiamata “Il mondo riflesso”. Il 17 dicembre ha pubblicato una foto del Buddha e un messaggio che sa di presagio: “Ogni cosa giunge al suo tempo”. Ma che non alludevano alla violenza, soltanto al compiersi di un ciclo. Parole che stridono con quello che ha fatto. Ad esempio: “Lascia impronte d’amore e gentilezza ovunque tu vada”. O ancora: “Adotta il ritmo della natura. Il suo segreto è la pazienza”. Un’amica gli ha scritto un mese fa: “Se qualcuno si allontana da te e non capisci perché, lascia che sia… Fidati della vita… Non fare nulla. Presto capirai che era meglio così. La vita è sempre un cerchio, mentre tu sei un quadrato”. Purtroppo Alessandro Pontin non l’ha ascoltata.

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