Vi ricordate il famoso caso di Juventus-Napoli, le polemiche sull’Asl, i focolai, la quarantena? Il protocollo Figc è superato: in Italia ormai facciamo giocare direttamente i positivi. È successo domenica, in Serie C, durante Casertana-Viterbese: finita 0-3, perché i padroni di casa si sono presentati in campo in nove, decimati dal Covid, e con tre giocatori per loro stessa ammissione “febbricitanti”. La partita si è giocata lo stesso, e oggi è arrivato l’esito dei tamponi: positivi. Quindi la Casertana adesso conta i suoi superstiti sulle dita di una mano, e magari il contagio si è esteso anche alla Viterbese. Un disastro. Una figuraccia, l’ennesima del pallone italiano nella gestione Covid. Pensavamo di aver toccato il fondo a ottobre con Juventus-Napoli, si può sempre fare peggio. Ci è riuscita la Serie C, che tra squadre che si autoeliminano prima di entrare in campo (vedi il Trapani) e disavventure societarie fra le più disparate, non si fa mancare nulla.
Per capire come si sia arrivati alla tragicomica partita di Caserta, bisogna ricostruire quanto successo nelle ultime ore. Da giorni la squadra campana è alle prese con un vero e proprio focolaio. Già la settimana scorsa, infatti, la società aveva chiesto e ottenuto il rinvio della gara contro il Bisceglie, sfruttando il “bonus” concesso dal regolamento. Si è arrivati però al turno successivo, contro la Viterbese, e sabato il club ha comunicato che il numero di positivi aveva raggiunto quota 13. Evidentemente troppi per giocare in condizioni normali, ma non abbastanza per rinviare: come da comunicato, la Lega può ulteriormente riprogrammare gli incontri nel caso una squadra abbia a disposizione meno di 13 calciatori, ma per la Casertana ne risultavano 16 (alcuni squalificati o infortunati, ma questi non rientrano nel conto).
Così la Lega non ha potuto fare altro che applicare il suo stesso regolamento, e autorizzare la gara. La Viterbese, impegnata nella corsa salvezza, ha rifiutato il rinvio, pensando forse ai suoi interessi (era uno scontro diretto), facendo semplicemente valere i suoi diritti. La Asl non è intervenuta, non ha bloccato la squadra come successo in altre circostanze. La palla a quel punto è tornata in mano alla Casertana, che poteva perdere scendendo in campo in nove o direttamente a tavolino (è finita comunque 0-3, praticamente lo stesso risultato). Ha fatto la scelta peggiore, per tutti.
Non è facile per il calcio convivere con la pandemia. Evidente che la Casertana abbia provato frustrazione e rabbia per la situazione e il mancato supporto che ha avvertito, come testimoniano le parole del suo presidente Giuseppe D’Agostino: “Mi vergogno di far parte di questa Lega. Mi sento deluso, offeso e preso in giro: ci hanno fatto fare sette tamponi in una settimana per farci arrivare a giocare in nove. È una cosa scandalosa”. È altrettanto scandaloso, però, che qualcuno abbia mandato in campo tre giocatori febbricitanti e potenzialmente positivi (di cui due lo sono risultati davvero). Qui non parliamo più di calcio ma di buonsenso: da mesi sappiamo che in caso di sintomi bisogna rimanere a casa. Esiste una normativa per cui se una persona sviluppi sintomi sul posto di lavoro, il datore lo deve immediatamente dichiarare e mettere in isolamento.
A Caserta invece li hanno mandati in campo. Per altro, lo stesso protocollo Figc spiega che i club sono tenuti a indicare ai calciatori cosa fare in caso di manifestazione dei sintomi: quel protocollo è stato scritto per derogare agli obblighi di quarantena e permettere ai calciatori di continuare a giocare, finché sono sani però, non certo se hanno la febbre. La procura federale dovrebbe valutare se sono stati commessi degli illeciti. Perdere a tavolino fa parte del gioco, con le regole che il calcio si è dato per concludere la stagione. Col calendario già intasato non si può rinviare all’infinito, bisogna fissare dei paletti – per quanto ingiusti o antisportivi che siano – oltre cui o si riesce a giocare o semplicemente si passa alla prossima gara. Per evitare tutto ciò, bastava non scendere in campo, accettare una sconfitta. Ma il pallone continua ad anteporre il risultato alle salute. In fondo, è quello che fa da inizio pandemia.
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