“Caro Babbo Natale, per quest’anno vorrei non pagare più le tasse. E magari anche una nuova legge sugli stadi per costruire palazzi e palazzine con la scusa di un campo”. Come tradizione, il calcio italiano ha scritto la sua bella letterina a “Babbo Natale” governo, a cui tutti si rivolgono in questi tempi difficile per veder esauditi i propri desideri. Un regalo lo troverà davvero sotto l’albero. Quello dello stop ai contributi, una vecchia fissa. Sono mesi che la Serie A ci prova, a un passo dal fallimento per colpa del Covid (o almeno così vogliono far credere i presidenti: la crisi in realtà viene da lontano, l’epidemia ha solo dato la spintarella finale verso il baratro). I club non hanno un euro in cassa, restano a galla grazie alle proroghe della Figc e aspettano i fondi d’investimento, a cui hanno deciso di vendere un pezzo di campionato. Quei soldi non arriveranno però prima di qualche mese, così il calcio pretende che il governo gli permetta di non pagare le tasse per un po’. Ci aveva già provato a ottobre, quando sull’onda del primo Dpcm aveva provato a infilarsi nel Decreto Ristori, chiedendo la sospensione delle ritenute Irpef fino a inizio 2021. Proposta rispedita al mittente, perché costava troppo, circa 200 milioni per le casse dello Stato.
Il pallone è tornato alla carica sotto Natale, in occasione della Legge di Bilancio, con la sponda del Pd, che ha ripresentato la stessa proposta: stop alle ritenute fino ad aprile 2021, con la possibilità di saldare gli arretrati in comode rate nei due anni successivi. La firma è quella dell’onorevole Claudio Mancini, uno dei deputati più influenti fra i dem in materia economica, considerato il braccio parlamentare del ministro Gualtieri. A dimostrazione che la “lobby” del pallone sa sempre trovare i referenti giusti nei palazzi del potere. Infatti è notizia di queste ore che l’emendamento ha ricevuto il via libera in Commissione, e quindi salvo sorprese entrerà nella manovra. Solo leggermente riformulato, pare su richiesta del M5S: il rinvio non sarà di quattro ma solo due mesi (gennaio–febbario), almeno per il momento.
Il regalo è grosso: lo Stato rinuncia (momentaneamente) a decine di milioni, quando in realtà i ricavi da stadio perduti per le porte chiuse rappresentano in media solo il 10% del fatturato, e di certo non valgono quanto gli stipendi, che ammontano a oltre il 50% delle uscite. Il pallone però non ringrazia, vuole ancora di più: la Serie A (insieme alla Figc di Gabriele Gravina e al Coni di Giovanni Malagò) ha già inviato anche un’altra lettera al governo, in cui chiede una nuova legge sugli stadi, che, così concepita, spalancherebbe di fatto le porte alla speculazione edilizia. Sul tavolo ci sono infatti proposte tipo “esclusione della responsabilità erariale”, “disincentivi e sanzioni per denunce penali contro l’iter”, soprattutto “rimozione dei vincoli relativi alla destinazione d’uso delle strutture per quanto riguarda il divieto ex-ante di prevedere opere residenziali”. Tradotto: ancora una volta il pallone torna a chiedere la possibilità di costruire palazzi e quartieri in deroga ai piani regolatori. Il sogno di tutti gli imprenditori che con la scusa del pallone sperano di potersi dare al mattone.
Allegato c’è il solito studio che promette i soliti miracoli, un fantomatico indotto da 25 miliardi per l’economia italiana. Ma la richiesta è semplicemente grottesca, non solo per i contenuti, ma per il semplice fatto che negli ultimi mesi il governo è intervenuto per ben due volte sulla normativa. C’è stato il cosiddetto “salva-Franchi” voluto da Matteo Renzi, che ha già diminuito il potere di vincolo da parte delle sovrintendenze. E poi una nuova legge sugli stadi è contenuta anche nella riforma dello sport appena approvata dal ministro Spadafora. Per altro, in origine prevedeva la stessa concessione sull’edilizia residenziale, che però è stata successivamente cancellata, anche dopo la denuncia del Fatto quotidiano. E da Palazzo Chigi avevano fatto sapere di ritenere chiusa la questione. Invece la Serie A continua a chiedere regali. Si dice però che Babbo Natale li porti solo ai bimbi buoni. Il calcio italiano che ha fatto per meritarseli?