Sebben che siamo rossi
paura non abbiamo
abbiamo delle belle e buone gambe
e in scarponi ci mettiamo…
Oilì, oilì, oilà, e il potere non vincerà
e noi altri bei sciatori vogliam la libertà!
A quanto pare, per molti appassionati di montagna non ci sono allarmi e zone rubino, scarlatto, vermiglio o porpora, che tengano: le vacanze invernali incombono e da quando è venuta giù la prima neve non sono bastati nemmeno i divieti da Covid e i bollettini valanghe con il massimo pericolo. La prima foto emblematica, di una sorta di assalto alla Marmolada di appassionati con le pelli sotto gli sci, è stata scattata nel Veneto martoriato dalla seconda ondata.
In Trentino peggio che andar di notte. Due domeniche fa sulle Orobie bergamasche e sulle Prealpi lecchesi c’era folla: ai parcheggi come fuori dai rifugi più battuti, si sono sfiorate la rissa per trovare posto. Ancora ieri, nonostante un tempo così così, ci sono stati vari interventi del soccorso alpino.
Tutto tranquillo, si fa per dire, giusto in Val d’Aosta, per via di una leggina locale emanata al volo, dopo aver toccato subito a fine novembre il record negativo di saturazione dei posti letto ospedalieri (229 %, sic! considerate che era al 129 la seconda regione in peggio, la Lombardia…). Perciò in Val d’Aosta hanno deciso di far ricorso a un’ordinanza specifica per impedire l’arrivo delle solite frotte di sci-alpinisti sotto le montagne. Dato che il provvedimento lasciava comunque libertà di movimento alle guide alpine e ai maestri di sci estremo, con relativi clienti, s’è levato subito un grido d’allarme: decisione “inaccettabile e liberticida”, hanno tuonato gli Accademici del Club Alpino Italiano, vera e propria élite degli alpinisti d’alto livello tecnico.
Il presidente delle Guide alpine valdostane, che è stato consenziente alla decisione poi contestata anche da vari professionisti della montagna, primi tra tutti il collegio lombardo, s’è dimesso. La logica del provvedimento era semplice: ridurre al massimo la presenza degli sci-alpinisti, tenendo presente quanti pochi siano gli utenti potenziali di quel centinaio di operatori professionali in servizio permanente effettivo.
E poi, le guide di casa conoscono molto bene la condizione specifica delle loro montagne, nonché la situazione emergenziale del pronto soccorso d’Aosta, e dovrebbero essere in grado di valutare se e quale itinerario intraprendere meglio di uno sci-alpinista della domenica, fosse pure il più forte del mondo, venuto da chissà dove.
Tra l’altro, nelle guide valdostane spiccano alcuni dei nuovi testimonial della scena alpinistica, da Hervè Barmasse a Francois Cazzanelli, sempre in giro a caccia d’imprese che le aziende del settore amano poi amplificare. Volendo anche considerare discriminatorio il provvedimento, occorre notarne l’omogeneità con quanto deciso per lo sci da discesa, dove agli atleti e agli sci club è stato consentito di continuare ad andare sulle piste, e anzi gli impiantisti hanno ricevuto ulteriori finanziamenti ad hoc per questo.
E’ chiaro che non pochi hanno approfittato di questa scusa, e la Regione Val d’Aosta ha dovuto far dimettere i vertici della società del Cervino perché avevano oscurato una webcam, dopo alcune riprese imbarazzanti di code e assembramenti in periodo proibito: possibile che fossero tutti atleti e maestri?!?
Si sa anche che in Lombardia zona rossa, per esempio, sono stati notati i furbetti del quartierino sci-alpinistico tesseratisi in fretta e furia alla Federazione Italiana Sport Invernali, che peraltro andavano in giro a coppie, della stessa società sportiva, pronti a sostenere che uno era l’istruttore e l’altro l’allievo, “atleti di livello nazionale” liberi di allenarsi come recita il nuovo dcpm…
A proposito di quelli che ci provano sempre a farla franca, sentite questa di un grande albergo di una delle valli più turistiche delle Dolomiti, dove hanno consuetudine riccastri e vip di mezzo mondo, compreso un ex presidente del Consiglio innominabile italiano. In questo hotel di gran lusso sarà tutto regolarmente aperto, dalla sauna al buffet della colazione, come se niente fosse, tanto fanno i test antigenici alla bisogna.
E, attenzione! Le magnifiche spa e centri benessere offrono pure cure mediche di vario genere: estetica, depurazione, dimagrimento e nutrizione, prevenzione e diagnostica, gestione dello stress. Così sul sito da giorni è esposto l’avviso per i clienti di non preoccuparsi dei divieti e dei dcpm: “venghino, signori, venghino”, basta prenotare un trattamento spa&med, ed eccovi riforniti di certificati medici per viaggiare sereni in qualunque momento, giallo, arancione o rosso che sia: più “motivi di salute” di così non è possibile.
In fondo, uno “start-check di base” della salutare prevenzione costa poco più di 300 euro, là dove a Natale la camera base più economica viaggia oltre i 500 al giorno.