Ha scatenato un putiferio il video diffuso ieri dal blogger e dissidente russo, Alexei Navalny, nel quale il principale oppositore di Vladimir Putin mostra la registrazione della telefonata avuta, a suo dire, con uno dei chimici del Fsb (i servizi segreti interni di Mosca) che ha preso parte al suo avvelenamento. Dopo la smentita, poche ore dopo la pubblicazione, da parte dell’intelligence, oggi è il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, ad attaccare il dissidente accusandolo di soffrire di “mania di persecuzione” e “mania di grandezza”, respingendo quindi le accuse nei confronti del Cremlino e dei suoi servizi segreti.
Peskov, che parla “a titolo personale”, risponde così alle rivelazioni fatte dal blogger che ieri ha reso pubblica la telefonata con quello che sostiene essere Konstantin Kudryavtsev, “chimico militare del gruppo di avvelenatori del Fsb responsabile di ripulire le tracce di armi chimiche dopo che è stato commesso un crimine”. Nel corso del colloquio, durante il quale Navalny si è finto un alto ufficiale che chiedeva chiarimenti sull’operazione, il presunto agente del Fsb ha spiegato che se non fosse stato effettuato un atterraggio di emergenza a Omsk e i sanitari non fossero intervenuti tanto rapidamente “il risultato sarebbe stato diverso”. Ovvero, Navalny sarebbe morto. L’uomo all’altro capo del telefono, a specifica richiesta di Navalny, aggiunge inoltre che la maggior concentrazione di Novichok, la tossina utilizzata per avvelenare il blogger, si trovava nella parte interna delle mutande del dissidente.
La nuova puntata della spy story sull’avvelenamento di Navalny ha di nuovo complicato i rapporti tra la Russia e i Paesi in prima linea per la ricerca della verità, su tutti Germania, Francia e Svezia. I tre governi europei sono quelli che hanno svolto le analisi indipendenti che hanno accertato la presenza dell’agente nervino nel corpo di Navalny, allora ricoverato all’ospedale universitario della Charité di Berlino. Verifica che ha portato l’Unione europea a imporre sanzioni nei confronti di alcuni alti funzionari russi che il Cremlino ha definito “illegittime”.
Così, oggi, il ministro degli Esteri di Mosca ha convocato gli ambasciatori tedesco, francese e svedese ed ha inoltre annunciato sanzioni contro alcuni funzionari europei in risposta alle misure restrittive imposte dall’Ue. A questi sarà impedito l’ingresso in Russia.