Hyrule Warriors: L’era della calamità è uno spin off di Zelda prodotto da Tecmo Koei che promette risposte a tutti i fan di Breath of the Wild che speravano di scoprire cosa fosse successo nel passato di Link, prima degli eventi narrati nell’ultimo capitolo della saga: torniamo indietro nel tempo e prepariamoci a rivivere le gesta degli antichi eroi.

Ci troviamo, dal punto di vista narrativo, davanti quindi a un capitolo ufficiale della saga ma con un gameplay totalmente diverso – Il termine tecnico per questa tipologia è Musou, ovvero un picchiaduro dove bisogna affrontare ondate e ondate di nemici – che ha il compito di portare il giocatore agli eventi iniziali di Breath of the Wild e per farlo sceglie un approccio totalmente diverso, dimenticandosi dell’esplorazione e focalizzandosi sul combattimento.

Il gioco è organizzato in livelli abbastanza lineari, con tantissimi nemici da sconfiggere e obiettivi ben precisi tra i livelli principali, importanti per la trama e che rappresentano la struttura principale del gioco, e i livelli secondari, affrontabili in ordine sparso e ripetutamente, con l’obiettivo di raccogliere materiali e salire di livello per arrivare preparati alle sfide più complesse. Grafica e colonna sonora sono ereditati da Breath of the Wild e benché la seconda faccia un ottimo lavoro richiamando i temi classici della saga di Zelda, la seconda per ovvi motivi è un po’ sottotono rispetto al titolo a cui si ispira, non solo per la semplificazione delle azioni dei personaggi, ma anche per i modelli poligonali, che risultano meno dettagliati probabilmente per alleggerire la console dalla grande quantità di nemici a schermo contemporaneamente.

La presenza di così tanti nemici spiega anche gli occasionali rallentamenti che colpiscono la console nelle situazioni più concitate, non andando a minare il gioco nel suo complessivo ma che diventano molto più presenti nella modalità a due giocatori; questa modalità, che permette di dividere le battaglie con un amico, risulta piuttosto confusionaria anche a causa dello schermo diviso orizzontalmente, che restringe la visuale del giocatore portandolo a confondersi facilmente.

Benché il gioco presenti elementi importanti di trama che faranno felici tutti i fan di Breath of the Wild non siamo davanti alla profondità del gioco originale ma a un divertente spin off, da affrontare in maniera molto più leggera e che sicuramente può riempire il vuoto prima dell’uscita del nuovo capitolo di quella che a tutti gli effetti è diventata una saga, cosa mai vista nella serie di Zelda che ha sempre presentato capitoli a se stanti. Per chi invece spera di ritrovare la stessa magia provata tre anni fa dobbiamo purtroppo deludervi: L’era della calamità proprio per la tipologia di gioco a cui appartiene può risultare ripetitivo nelle meccaniche e annoiare in fretta chi è alla ricerca di qualcosa di più profondo, per questo consigliamo di provare il titolo magari in versione demo sullo store Nintendo, per capire quanto possa interessare realmente al di fuori della trama questo interessante seppur limitato titolo collaterale.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

L’esports player italiano dell’anno? È il 18enne Riccardo “Reynor” Romiti: “Starcraft? E’ il videogioco più difficile che esiste”

next
Articolo Successivo

WhatsApp, ecco gli smartphone non più supportati dal primo gennaio 2021

next