Una decisione "dolora", spiegano i firmatari nel lungo documento con cui hanno annunciato l'addio, ma che non è legata a una svolta moderata in cerca di consensi, bensì alla decisione della dirigenza di imprimere una "formidabile accelerazione" alla scelta di abbandonare il percorso verso Area
“Un luogo escludente, autoreferenziale, assente dal dibattito politico reale, proteso ad una narrazione costantemente autoassolutoria degli eventi, opaco e ambiguo rispetto al progetto politico di Area e che seppellisce nel silenzio il dissenso interno“. Sono queste le dure parole con cui 25 iscritti a Magistratura democratica, tra cui gli ex presidenti dell’Associazione nazionale magistrati Eugenio Albamonte e Luca Poniz, annunciano il loro addio alla corrente di sinistra. Una rottura netta, quella che traspare dal lungo documento firmato dai magistrati che definiscono “dolorosa” la loro scelta di staccarsi da Md.
“E’ ormai compromessa ogni possibilità di continuare a lavorare insieme e a riconoscersi in questa MD, che seppellisce nel silenzio il dissenso interno e a noi appare ormai come un luogo escludente, autoreferenziale, assente dal dibattito politico reale, proteso ad una narrazione costantemente autoassolutoria degli eventi, opaco e ambiguo rispetto al progetto politico di Area”, scrivono i magistrati puntando il dito contro la dirigenza, colpevole a loro dire di aver impresso una “formidabile accelerazione” alla scelta di abbandonare il percorso verso Area, il gruppo comune con il Movimento per la giustizia, che vede unite da tempo le due correnti all’Associazione Nazionale Magistrati e al Consiglio Superiore della Magistratura. Un errore, visto che, specificano i togati, Area rappresenta ” l’unico soggetto politico” all’interno del quale “realisticamente è possibile provare a costruire un progetto di radicale rinnovamento della magistratura” . E “oggi che la questione del correntismo e delle sue degenerazioni è esplosa con tutta la sua violenza, la scelta di impiegare tutte le nostre energie” in questo progetto, scrivono, “è divenuta non più rinviabile”.
La decisione dei 25 di staccarsi da Md non va però intesa come una svolta moderata ai fini del consenso. Al contrario, spiegano, è “una scelta pienamente in linea con le ragioni fondanti del gruppo di Magistratura Democratica, l’ambizione e l’aspirazione di cambiare la magistratura. Per questo non ci sembra più possibile rimanere iscritti a Magistratura Democratica”.