Sul coltello da cucina trovato sabato scorso accanto al cadavere del ginecologo Stefano Ansaldi, morto vicino alla stazione centrale di Milano, non sono state rilevate impronte. È quanto si apprende dalla procura in base alle prime analisi effettuate dalla scientifica. La morte del medico napoletano di 65 anni rimane ancora un giallo: dall’assenza del cellulare fino alle dichiarazioni dei primi testimoni che non hanno visto persone fuggire. Le indagini di inquirenti e investigatori continuano, senza per il momento scartare alcuna ipotesi: dall’omicidio per un movente personale o economico fino al suicidio.

Inizialmente si era parlato di una rapina finita male, ma l’efferatezza della coltellata, quasi chirurgica, che ha reciso di netto la giugulare e che non sembra essere stata sferrata da davanti, ha portato a scartare l’ipotesi. Insieme al fatto che accanto al cadavere del ginecologo, in una pozza di sangue, sia stato ritrovato anche il Rolex. Investigatori e inquirenti hanno poi scandagliato le attività e le conoscenze milanesi del medico, originario di Benevento e con un studio a Napoli noto nel campo della fecondazione assistita. Mentre il 22 dicembre l’attività istruttoria dei carabinieri, coordinati dall’aggiunto Laura Pedio e dal pm Adriano Scudieri, si è concentrata sull’ascolto di numerosi testimoni per avere elementi su eventuali lati oscuri e difficoltà nella vita del medico. Già ieri familiari, amici, colleghi erano stati sentiti a Napoli, dove sono state effettuate acquisizioni nell’abitazione dove viveva e nello studio.

Un lungo e complesso lavoro per ricostruire il motivo del viaggio di Ansaldi da Napoli a Milano con un biglietto di sola andata e con una valigetta con dentro pochi oggetti personali e nessun cambio di vestiti per fermarsi almeno una notte. Ufficialmente nel capoluogo lombardo Ansaldi non aveva attività lavorative in corso o legami professionali e si indaga per sapere se prima della morte abbia incontrato qualcuno, se avesse un appuntamento. Non era un viaggio segreto perché, pur non scendendo nel dettaglio, il 65enne aveva detto ai familiari che doveva andare a Milano per questioni di lavoro. Con l’analisi delle telecamere di sorveglianza è stato accertato che per quelle tre ore, tra le 15, quando è sceso dal treno, e le 18, quando è stato trovato morto, è rimasto sempre attorno alla stazione.

Non c’è una pista prevalente, tutte sono al vaglio”, viene spiegato in Procura. Non è stato trovato nemmeno il portafogli, ma c’è il sospetto che non lo avesse con sé, perché comunque aveva documenti e soldi nelle tasche. “L’abbiamo visto crollare a terra, è sopravvissuto pochi secondi”, hanno raccontato i due testimoni che erano in via Macchi quel pomeriggio. “Non abbiamo visto persone fuggire”, hanno aggiunto. Intanto, l’ipotesi del suicidio viene approfondita. Gli esami autoptici già disposti potranno essere utili per fare chiarezza sulle modalità del taglio inferto alla gola del ginecologo, che indossava dei guanti in lattice, particolare abbastanza comune in periodo di emergenza Covid. Allo stesso modo, andranno avanti le analisi scientifiche sul coltello.

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