Nonostante le misure restrittive in vigore, la Gran Bretagna oggi tocca un nuovo picco di contagi giornalieri da Covid, che arriva dopo l’allarme sulla diffusione della cosiddetta variante inglese. Nelle ultime 24 ore sono registrati 36.807 casi, il che costituisce l’aumento giornaliero più alto dall’inizio della pandemia. I morti invece sono risaliti a 691, il numero quotidiano più alto da diversi giorni. Resta infine a livello da record europeo il totale dei tamponi eseguiti, pari a oltre 420mila. Lunedì erano stati registrati 33.364 casi e 215 morti, mentre domenica 35.928 casi e 326 morti. Solitamente i dati sono più bassi nel fine settimana e subito dopo. In totale nel Regno Unito sono stati registrati 2.110.314 contagi e 68.307 morti.

E proprio a causa della variante inglese, che ha determinato il blocco dei collegamenti verso molti Paesi europei – Italia inclusa – oggi si sono formate code chilometriche in direzione del porto britannico di Dover, chiuso temporaneamente al transito merci in seguito alle misure precauzionali decise dalla Francia. In serata però il premier francese, Jean Castex, ha annunciato che Parigi consentirà da domani i rientri dal Regno Unito di cittadini francesi, britannici residenti in Francia e “coloro che hanno un motivo legittimo”. Tutti però dovranno aver effettuato un test risultato negativo nelle precedenti 72 ore. “Gli aerei, le navi e i treni Eurostar riprenderanno il loro servizio da domani mattina”, ha twittato il titolare dei Trasporti, Jean-Baptiste Djebbari.

Sul traffico cargo invece si aspetta una soluzione “nelle prossime ore” mentre sono saliti a 2.800 i camion bloccati in attesa del via libera per lasciare il Regno Unito dopo lo stop di 48 ore imposto domenica sera. I rappresentanti del trasporto e della grande distribuzione britannica hanno però notato come l’atteso via libera alla ripresa del regolare passaggio delle merci non garantirà una normalizzazione immediata e serviranno a questo punto alcuni giorni per smaltire le code che si sono sommate al traffico già intenso legato all’incremento dell’approvvigionamento di scorte di diversi prodotti d’importazione verso l’isola in vista degli intoppi doganali di un eventuale no deal nei negoziati fra Londra e Bruxelles sul dopo Brexit.

Nel Regno Unito ci sono lunghe code davanti ai supermercati e gli scaffali sono svuotati già a fine mattinata. Malgrado circa il 25% del cibo consumato sulle tavole britanniche provenga dall’estero, e addirittura l’80% della verdura fresca sia d’importazione, Tim Rycroft, direttore dell’associazione di categoria Food and Drink Federation, affermo però che almeno nell’immediato non ci sono in realtà rischi per le forniture di cibo e medicinali, come già assicurato ieri da Johnson. I dubbi, però, riguardano il futuro: l’ipotesi di un no deal commerciale con la Ue esporrebbe la trincea doganale a un vero e proprio caos, quanto meno nell’immediato, fra dazi e controlli diffusi, e renderebbe ancor più dipendente il Regno dagli intoppi della rotta Calais-Dover.

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