"Non posso pedalare e pensare alla paura. Mi fa male che manchi il rispetto per chi va in bici, che sia un professionista o un appassionato”, ha raccontato alla Gazzetta il ciclista dell'équipe francese Ag2R. "Mi rendo disponibile a diventare portavoce di chi subisce gli incidenti e si trova in queste situazioni"
Il ciclista Andrea Vendrame, professionista dal 2017 con l’equipe francese Ag2R La Mondiale, è stato aggredito da un automobilista lunedì 21 dicembre, mentre pedalava sulla strada di Conegliano, a Treviso. “Ero sulla destra, all’interno della linea bianca – ha raccontato il ciclista alla Gazzetta dello Sport – quando un’auto di grossa cilindrata mi ha sfiorato e poi ha inchiodato qualche centinaio di metri davanti a me. Pian piano che mi avvicinavo, vedevo che la persona mi veniva incontro: io ho sterzato verso sinistra, verso il centro della strada, per evitarlo, e quando sono passato, mi ha dato un pugno sulla guancia destra, quella che era stata pesantemente infortunata nel 2016. La macchina è ripartita facendo inversione di marcia e io con il cellulare ho fotografato la targa”. Decisiva, oltre alla fotografia, è stata anche la testimonianza di una persona, presente al momento dell’aggressione, che si è immediatamente rivolta ai Carabinieri. A quel punto, però, l’automobilista si è spontaneamente costituito in caserma.
Vendrame, 26 anni e originario di Santa Lucia, appena quattro anni fa è stato sottoposto a numerosi interventi per la ricostruzione del volto, a causa di un incidente nel 2016, quando un’automobile gli tagliò la strada facendolo finire con la testa nel finestrino della vettura. Vendrame, a pochi giorni dall’aggressione, non si vergogna di dire che ha paura, anche se è già tornato ad allenarsi per strada, e oggi si dice disponibile “a diventare portavoce di chi subisce gli incidenti e si trova in queste situazioni. Dobbiamo far sentire la nostra voce”. Per il ciclista, professionista dal 2017, “manca rispetto per chi va in bici”. “Penso ai giovani che come me vorrebbero fare il corridore. Non è possibile che uno junior smetta di correre perché ha paura di andare ad allenarsi su strada – racconta sempre alla Gazzetta – Io vado tutti i giorni in bicicletta, non posso pedalare e pensare alla paura”.