Si tratta di Alfonso D'Ambrosio, preside dal 2019 l'Istituto comprensivo di Vo' Euganeo, il paese in provincia di Padova che a marzo è stato uno degli epicentri della pandemia da Covid-19. "Questa contestazione è una pietra enorme sulla mia vita", ha scritto il dirigente
“Sono una persona molto forte. Sono disposto a combattere per ciò in cui credo: la scuola. Non ci sto alle illazioni e alle polemiche. Chi ha qualcosa da dirmi lo faccia in pubblico”. Alfonso D’Ambrosio, preside dell’istituto comprensivo di Vo’ Euganeo, dove il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inaugurato l’anno scolastico a settembre, è scosso per essere finito nel mirino di un’indagine ministeriale per 16 suoi post pubblicati su Facebook, come ha riferito La Repubblica. Tre i capi di accusa formulati: violazione dei principi di leale collaborazione; violazione del Codice di comportamento dei pubblici dipendenti; violazione dell’articolo 26 del Contratto di lavoro. Tradotto: a qualcuno a Roma, forse alla stessa ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, non sono piaciute le critiche mosse dal dirigente di Vo’.
Nessuna offesa. Nessuna diffamazione. Solo l’espressione libera di alcuni pensieri sulla gestione della scuola in questo periodo. Qualcuno in viale Trastevere si è preso il tempo di monitorare il social network di D’Ambrosio e su 240 post pubblicati in 60 giorni ne ha estratti 16 finiti nelle pagine dell’atto d’accusa. Ma cosa avrebbe scritto il preside di Vo per doversi ora tutelare con un legale dell’Associazione nazionale presidi, cui è iscritto? Ecco alcune delle frasi messe sotto accusa. Il 17 ottobre scorso D’Ambrosio postava: “Se un ministro della Repubblica incontra trenta amici privatamente è un conto ma se la tua ministra dell’Istruzione incontra trenta dirigenti scolastici per ascoltare i problemi della scuola (post e foto sono pubbliche sul profilo di un dirigente scolastico che vi ha partecipato con tanto di foto della ministra)…”. Il giorno successivo altro scritto: “Scuola chiusa. Scuola aperta. Banchi si e banchi no. Quando vogliamo parlare seriamente di scuola? Qual è la vision della scuola che avete lassù? Quale idea di scuola pensiamo per i nostri studenti?”.
Il 20 ottobre due post finiscono sul tavolo di chi accusa D’Ambrosio. Il primo è un commento ad un articolo apparso sul Sole24Ore dal titolo “Crisanti: la scuola è un problema. Torto sia De Luca che Azzolina”. In questo caso D’Ambrosio scrive: “Nessuno dei due ha i dati per sostenere le affermazioni che hanno detto: De Luca non ha i dati per chiudere la scuola e Azzolina per affermare che le scuole sono sicure. La situazione più drammatica di così non poteva essere perché si prendono decisioni alla cieca…”. Sempre nello stesso giorno il preside scrive un lungo post e conclude: “Io come tanti altri dirigenti scolastici finora non siamo mai stati ascoltati”. Nel provvedimento anche un post diretto senza troppi giri di parole alla Azzolina. È il 26 ottobre: “Ho ascoltato l’intervista della ministra da Fazio. Alla fine si capisce chiaramente che lei ci crede, crede nella scuola più di tanti che l’hanno preceduta. Ma è debole, si vede. Fa quasi tenerezza”.
Tutte parole che avrebbero convinto il ministero che era necessario muovere una contestazione al capo dell’istituto di Vo’ Euganeo: “Nei confronti dell’Amministrazione cui lei appartiene – si legge nelle pagine dell’atto di accusa – ha compiuto, in maniera reiterata e con carattere di particolare gravità, atti non conformi alle proprie responsabilità, ai doveri e alla correttezza inerenti alla funzione”. Un atto ufficialmente partito dall’ufficio scolastico regionale del Veneto ma che ha un mandante nella Capitale, da dove non è partita alcuna telefonata di solidarietà a D’Ambrosio. Il preside, che ha ricevuto per posta elettronica il provvedimento lunedì 21 dicembre, ha anche scritto una lettera alla ministra ma non ha ricevuto alcuna risposta. L’unico commento non ufficiale raccolto da noi oggi dai piani alti degli uffici di viale Trastevere è: “Vada a vedersi cosa scriveva…”.
D’Ambrosio intanto al Fatto Quotidiano.it spiega: “Mia moglie a 33 anni ha avuto una malattia grave e da lei ho imparato molto. Sono un guerriero. Il confronto con me dev’esserci ma sul piano pedagogico”. E aggiunge rivolgendosi alla ministra: “Una delle frasi contestate è quella in cui definisco debole Lucia Azzolina. È un complimento. La debolezza è sinonimo di grandezza, ci riporta alla nostra umanità”. Il preside – e non solo lui – ha la sensazione che si voglia riportare la comunicazione sui social a un binario prestabilito, ma è fiducioso che la situazione possa risolversi al meglio. Lo spera anche la dirigente dell’Usr Carmela Palumbo: “È solo l’avvio di una contestazione d’addebiti. Non c’è per ora alcun provvedimento disciplinare”.
E se a lasciare solo il preside di Vo Euganeo sono i vertici del mondo dell’istruzione (che a settembre erano tutti insieme nella scuola di D’Ambrosio con il sorriso sulle labbra) a muoversi per lui sono tanti amici e la sua comunità scolastica. Riccardo Bonacina, storico giornalista e fondatore di Vita è intervenuto con un appello alla ministra: “Cara Lucia Azzolina, il numero di D’Ambrosio ce l’ha, lo chiami subito, ministra. Subito, per favore! Già è stato un anno difficile, lo chiuda in bellezza”.