“Tutto è ancora sul tavolo”. Ovvero Matteo Renzi non ha nessuna intenzione di chiudere lo scontro con il presidente del Consiglio e il governo. Se le dichiarazioni pubbliche di Italia viva dopo il faccia a faccia con il premier avevano lasciato intravedere qualche apertura, ci ha pensato l’ex premier ad affossare di nuovo le trattative. Intervistato da Myrta Merlino a L’aria che tira su La7, il senatore ha infatti detto che l’ipotesi di ritiro delle ministre di Italia viva dal governo non è ancora scongiurata: “Tutto è ancora sul tavolo”. O meglio: dalle minacce quotidiane di crisi che lancia su televisioni e giornali da circa due settimane non è cambiato nulla. “Noi abbiamo posto un problema di metodo e merito“, ha detto ancora. “Sul metodo ci hanno dato ragione, un passo in avanti. Sul merito dipende se siamo d’accordo o no”.
Insomma, Italia viva a inizio della prossima settimana consegnerà le sue osservazioni sul Recovery fund al premier, ma nel frattempo Renzi non ha nessuna intenzione di abbassare le tensione. E alla replica se così si rischia il voto anticipato, come detto dal ministro della Cultura Dario Franceschini nei giorni scorsi, ha ribattuto: “E’ brutto dirlo così, ma è chiaro che Franceschini sta bluffando come nelle partite di poker della politica. Ma qui non c’è da giocare, qui c’è da decidere come spendere i soldi del Recovery”.
Eppure poco prima di Renzi, sempre a L’Aria che tira, aveva parlato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che non solo ha annunciato come la cosiddetta task force su cui è esploso lo scontro con Italia viva sarà una struttura di missione che sarà istituita con un “decreto”, ma ha anche cercato di sminuire le tensioni. “E’ bene avere tutte le discussioni politiche ma non dobbiamo dimenticare che siamo in crisi, dobbiamo agli italiani delle risposte. La legge di bilancio ne dà molte, adesso occorre finalizzare il Recovery plan, non possiamo premetterci di presentare il piano in ritardo. Siamo nelle condizioni di farlo, ma non va perso neanche un giorno”. E anzi, aveva aggiunto: “”Il governo deve durare, sarebbe davvero paradossale una crisi di governo durante una pandemia. Ma non avverrà. Sono fiducioso che anche queste tensioni politiche verranno superate e che tutti saranno responsabili”.
Eppure, come al solito, ci sono due piani di realtà diversi. Il primo è quello delle frasi distensive che arrivano dall’esecutivo, il secondo è quello di Renzi e i suoi che puntano a cercare uno scontro ogni giorno più forte. Addirittura oggi Renzi, intervistato su la7, ha fatto capire che l’ipotesi che si vada alla conta in Parlamento e, se necessario, si formi un’altra maggioranza per un altro governo è tutt’altro che remota. Anzi, leggendo tra le righe delle sue dichiarazioni, è chiaro che lo scenario non gli dispiace affatto. In caso di crisi di governo “non andremo al voto”, ha detto sempre rispondendo a Merlino, “ci sarà una maggioranza in Parlamento e io credo che il buon senso preveda che si smetta di litigare e si spendano i soldi” dell’Europa. “Se qualcuno pensa di minacciare il voto è sbagliato, in democrazia il voto non è una minaccia. Franceschini è il ministro della Cultura, si occupasse della Cultura. E’ il ministro del Turismo, si occupasse degli alberghi. Il presidente della Repubblica non è Franceschini, ma Sergio Mattarella. Franceschini non è Ribery, è Mattarella che ha quel ruolo lì“.
Il problema per l’ex premier ora, archiviata la questione metodo grazie al maggiore coinvolgimento delle forze di maggioranza, si sposta sulla spartizione dei fondi vera e propria. E’ su questa che Italia viva vuole avere voce in capitolo. “Quanti denari mettiamo sulla sanità, sul turismo? Di queste tematiche finalmente si parla grazie a noi”, ha sostenuto Renzi. “I soldi dell’Europa, così tanti, non li avevamo mai visti. Di fronte a 209 miliardi li vogliamo sprecare? Se buttiamo via questa occasione non andiamo da nessuna parte, ci tagliamo i piedi da soli”.
Quindi l’ex premier ha rilanciato la stessa proposta che ha avanzato nel documento consegnato a Conte venerdì scorso: “Sblocchiamo il Mes per la sanità e così i 9 miliardi previsti nel Recovery plan li liberiamo e li mettiamo su cultura e turismo”. E’ questo il suo cavallo di battaglia: solo lunedì scorso ha diffuso un video (qui il fact checking de ilfattoquotidiano.it) ribadendo molte informazioni inesatte a tal proposito. Ad esempio Renzi insiste dicendo che i fondi destinata alla sanità sarebbero solo 9, ma al momento sono almeno 16. Inoltre non c’è la carenza di risorse per far fronte all’emergenza e il ricorso al Mes cambierebbe di poco o niente la questione visto l’ammontare della cifra di prestiti (36 miliardi) che consentirebbe un risparmio di poco meno di 300 milioni a fronte di una spesa di 50 miliardi. Tutte informazioni che possiede anche Renzi, ma di cui non parla mai. “I Cinque stelle”, ha detto oggi Renzi, “prima di andare a casa votano molto di quello che devono votare. In più i parlamentari del M5s dopo due anni e mezzo che sono a Roma hanno imparato a conoscere i dossier e lo sanno che il Mes sono 300 milioni di euro risparmiati. Ci mettiamo attorno a un tavolo, ognuno deve fare uno sforzo, io non ho la verità in tasca ma mi devono spiegare perché sbaglio. Se mi spiegano perché sbaglio, io mi fermo”. Ma al di là del merito, rilanciare insistendo sul Mes come fa Renzi è il modo per, non solo tenere aperto lo scontro, ma anche portare inevitabilmente a una crisi: i 5 stelle non intendono accettare il ricorso al Mes e al momento questa non è neanche una delle priorità di Conte.
Renzi però, a domanda diretta sul volere o meno portare il Paese alla crisi di governo, ha preso tempo: “Una crisi che porti al voto? “Buonsenso vuole che si smetta di litigare e si inizino a spendere i soldi. Non ho trattative o inciucetti: c’è una lettera, che è pubblica”. Quindi ha ammesso, “talvolta abbiamo fatto anche giochi di palazzo, ma questa volta non è un gioco di palazzo perché finché c’è la democrazia parlamentare in Parlamento si fanno e disfano governi. Ma stavolta la cosa è più semplice: il tema è la possibilità di spendere soldi che non avremo mai più“.
Infine, a proposito di nodi ancora sul tavolo, il leader di Italia viva ha anche parlato di un’altra delle richieste fatte al premier. “Secondo me i servizi segreti devono essere guidati da un esperto tecnico che non è il presidente del Consiglio”, ha dett. “Quando c’era Berlusconi, c’era Letta (Gianni, ndr), quando c’era Monti c’era De Gennaro, quando c’era Renzi c’era Minniti. Tutti noi abbiamo sempre delegato, perché Conte accentra? Bisogna che anche su questo ci siano dei segnali di novità“.