In un Paese normale la richiesta di un’imposta patrimoniale che colpisca le grandi fortune non avrebbe suscitato il pandemonio che ha provocato in Italia. L’esistenza di un esiguo gruppo di miliardari, le cui posizioni sono state ulteriormente rafforzate dalla pandemia Covid, costituisce infatti un dato di fatto di immediata evidenza sul quale aprire una discussione non ideologica.

Nessuna volontà, beninteso, di punire i ricconi, detentori di fortune forse in parte meritate, ma la richiesta sacrosanta che ciascuno contribuisca al risanamento di una situazione eccezionalmente compromessa in base alle risorse a sua disposizione, in perfetta linea peraltro coll’art. 23 della nostra Costituzione che contiene il principio, mai pienamente attuato, della progressività impositiva.

E in effetti talune proposte, tra loro sostanzialmente analoghe, puntano giustamente a risanare in parte tale situazione anomala, rispondendo alla duplice esigenza di contrastare la disparità crescente fra le persone e di reperire le risorse finanziarie necessarie a contrastare la pandemia e la disastrosa crisi economica che ne sta derivando.

Mi riferisco a quella formulata da Nicola Fratoianni e Matteo Orfini che prevede un’imposta ordinaria sostitutiva sui grandi patrimoni la cui base imponibile è costituita da una ricchezza netta superiore a 500.000 euro, derivante dalla somma delle attività mobiliari ed immobiliari al netto delle passività finanziarie; posseduta, ovvero detenuta sia in Italia che all’estero, da persone fisiche, la cui aliquota è stabilita in misura pari a:

a) 0,2 per cento per una base imponibile di valore compreso tra 500.000 euro e 1 milione di euro;

b) 0,5 per cento per una base imponibile di valore oltre 1 milione di euro ma non superiore a 5 milioni di euro;

c) 1 per cento per una base imponibile di valore oltre i 5 milioni di euro ma non superiore a 50 milioni di euro;

d) 2 per cento per una base imponibile di valore superiore ai 50 milioni di euro.

La proposta contenuta nella petizione lanciata dal Fatto prevede un contributo del 2 per cento per le ricchezze superiori a 50 milioni di euro e fa quindi sua una parte della proposta Fratoianni-Orfini. In realtà le proposte accennate costituiscono solo un primo passo per risanare la situazione finanziaria.

Marco Bersani ne ha formulate varie altre, tra le quali la cancellazione del debito pubblico, una tassa straordinaria del 3% su tutti i portafogli finanziari con valore superiore a 880.000 euro, una web tax che colpisca le grandi società come Amazon, Google, Microsoft e Facebook che hanno tratto immensi profitti proprio dalla pandemia, e una tassa sulle transazioni finanziarie (la cosiddetta “Tobin Tax”) con un introito previsto di quattro miliardi. Vero è che per essere attuate necessiterebbero di un’azione concertata e congiunta sul piano internazionale, ma l’Italia potrebbe cominciare a dare il buon esempio.

Tutte proposte di buon senso. Ma potete scommettere che il nostro ceto politico, intento a un’insensata discussione tutta ideologica su uno strumento oramai obsoleto e inutile come il Mes, riuscirà a non fare nulla di positivo, salvo riemettere le solite periodiche lamentazioni sul dissesto in atto, chiedendo spudoratamente a disoccupati e precari di pagarne il costo, magari mettendo in vendita i loro figli per trarne succulenti hamburger di carne umana, per riprendere la classica “modesta proposta” di Jonathan Swift.

La disastrosa pandemia Covid sta squarciando il velo di mistificazioni e di menzogne su cui si basa la giustificazione del capitalismo, un sistema che sta portando pianeta ed umanità verso il baratro. Occorre dare segnali di alternativa, prevenendo la strumentalizzazione della situazione da parte delle forze della destra demagogica, saldamente abbarbicate ai poteri reali che da sempre gestiscono l’Italia, determinando la sua attuale sconfortante situazione.

Una posizione chiara e netta di appoggio a proposte come quelle indicate costituisce un biglietto da visita minimo per ogni sinistra che sia degna di questo nome, e della quale abbiamo davvero bisogno.

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