Nella bozza sul Recovery plan che Giuseppe Conte ha inviato alle forze di maggioranza sono 52 i progetti individuati per un totale di 195,9 miliardi di euro sui 196 previsti dal Next Generation Eu. Il documento è molto simile a quello diffuso il 7 dicembre scorso. E’ cambiata però la parte che tratta della tanto contestata task force. Nel capitolo dedicato infatti, si legge che è ancora “da completare” la composizione della struttura per la “verifica dell’attuazione e monitoraggio del piano”. Viene comunque spiegato che “dal primo gennaio 2021, è costituita, presso il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato del Ministero dell’economia e delle finanze, un’apposita unità di missione con il compito di coordinamento, raccordo e sostegno delle strutture del medesimo dipartimento a vario titolo coinvolte nel processo di attuazione del Pnrr”. Conte, lo ripete da giorni, ha ora una sola priorità: “Chiudere entro la fine dell’anno”. La bozza infatti, dopo che saranno arrivate le osservazioni delle forze di maggioranza, dovrà essere approvata dal consiglio dei ministri.
Stando al Piano nazionale di ripresa e resilienza elaborato dal governo e che dovrà essere approvato anche dall’Unione europea, dei 195,6 miliardi: 87,6 sono sostitutivi, cioè vanno a finanziare progetti già definiti sostituendo i fondi stanziati, mentre 108,4 miliardi sono aggiuntivi, cioè finanziano progetti nuovi. Dei fondi aggiuntivi, 68 miliardi sono sussidi, mentre 40 miliardi sono prestiti. Sanità, digitalizzazione, rivoluzione green, infrastrutture, istruzione e parità di genere le voci più corpose. Tra i progetti è prevista anche la creazione di un centro nazionale di ricerca sulla cybersecurity.
Alla Sanità in particolare, sono riservati 9 miliardi di euro. Di questi, 4,8 per l’assistenza di prossimità e la telemedicina e 4,2 per Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria. A questo proposito Conte, proprio ieri in un’intervista a Porta a porta, ha ribadito che ai 9 miliardi vanno aggiunti i finanziamenti “trasversali”: “Negli incontri fatti con le forze di maggioranza abbiamo discusso degli stanziamenti nella bozza del Recovery sulla salute. Si è detto che 9 miliardi sono pochi ma io ho detto a tutti di ragionare sul fatto che molti progetti sono trasversali. Come quando ragioniamo sul capitolo degli efficientamenti degli edifici pubblici o sulla digitalizzazione. Già adesso quindi stiamo parlando di più di 15 miliardi di partenza. Ho detto che siamo disponibili a discutere di rafforzare gli investimenti per la sanità: continuiamo a lavorarci”.
Dei 52 i progetti, il più corposo riguarda la Transizione 4.0, una misura strutturale da 24,8 miliardi di euro che ha come obiettivo quello di “stimolare gli investimenti privati” e di “dare stabilità e certezze alle imprese con misure che hanno effetto da novembre 2020 a giugno 2023”. Inoltre, viene esteso al giugno 2022 il Superbonus al 110%, altra voce di peso all’interno del Recovery Plan: 22,4 miliardi in totale per incentivi all’efficientamento energetico e all’adeguamento antisismico degli edifici. Già in manovra (ora all’esame della Camera), dopo una lunga trattativa, è stata inserita l’estensione a giugno 2022, con possibilità di ulteriore proroga a dicembre 2022 per chi a metà anno abbia superato il 60% nello stato di avanzamento dei lavori. A questo si aggiunge il piano di efficientamento degli edifici pubblici al quale sono stati dedicati 17,7 miliardi.
C’è poi il capitolo delle infrastrutture. Per lo sviluppo di opere ferroviarie per la mobilità e la connessione veloce del Paese sono stati destinati 21,7 miliardi. Mentre per la rivoluzione green sulla quale l’Unione europea e la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, hanno più volte messo l’accento, il governo ha deciso di investire 8,68 miliardi sulle energie rinnovabili, 4,5 miliardi sull’economia circolare. Previsto anche un fondo da 900mila euro per incentivare l’acquisto di autoveicoli a zero o basse emissioni: elettrici, ibridi o Euro 6 alimentati a benzina, Diesel e Gpl. L’aiuto riguarda anche i motoveicoli e i motori fuoribordo a basse emissioni.
In tema lavoro, ai giovani e al lavoro vanno 2,4 miliardi: alle politiche attive 1,3 miliardi, al contrasto al lavoro sommerso 0,2 miliardi, alla salute e sicurezza del lavoro 0,1 miliardi, al piano strategico nazionale per le nuove competenze 0,5 miliardi, al servizio civile universale 0,25 miliardi. Mentre alle politiche sociali a supporto delle donne lavoratrici sono stati destinati 0,4 miliardi, 1,7 al sostegno all’imprenditoria femminile.
C’è poi il tema della vulnerabilità, inclusione sociale, sport e terzo settore a cui vanno 6,3 miliardi, di cui: a interventi per studenti universitari e Afam con disabilità 0,04 miliardi, a servizi sociali integrati 0,07, a housing temporaneo e stazioni di posta 0,45, alla rigenerazione urbana vanno 2,8 miliardi e all’housing sociale vanno 2,23 miliardi, alle cittadelle dello sport 0,71 miliardi.
Verrà inoltre creato un Centro nazionale di ricerca e sviluppo per la cybersecurity, una delle principali sfide in tema di Sicurezza del nuovo millennio. Oltre al centro, è previsto il “rafforzamento del Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica attraverso interventi tecnologici, di processo, di governance e di awareness che incrementino le difese cibernetiche ed il grado di resilienza del Paese”.