Da Ibra a Ibra. Sì: c’era lo svedese nel 2011, unico e solo superstite di quella rosa rossonera che il 17 dicembre 2011 batteva il Siena, con gol di Nocerino e appunto, Ibra, garantendosi l’ultimo Natale in cima alla classifica. Ultimo primo di quello attuale.
Era il Milan di Massimiliano Allegri, campione d’Italia in carica, e desideroso di bissare il successo dell’anno prima. Le difficoltà della gestione Berlusconi erano già importanti e dunque non c’era stata una campagna acquisti faraonica per Max e per tenere a distanza le altre squadre. Certo la rosa era stata puntellata con elementi importanti: Philippe Mexes, svincolato, Alberto Aquilani di rientro dal Liverpool, Stephan El Sharaawy e Antonio Nocerino. Era andato via Andrea Pirlo.
Gli antagonisti? Anche in questo caso il gioco dei corsi e ricorsi storici torna di prepotenza in ballo: con Cbonte e Marotta, che all’epoca guidavano una Juve in cerca di riscossa, oggi sono nell’altra sponda di Milano. Con Conte e Marotta, era andato Pirlo, svincolato dal Milan. Oggi anche lui tra gli antagonisti, con la Juve.
I rossoneri di Max, tuttavia, anche in virtù dell’esperienza maggiore e del fatto che la Juventus pur molto forte era un cantiere aperto, sembravano favoriti per il titolo. E infatti dopo un testa a testa a pari punti, alla 23esima, dopo il pareggio della Juve col Bologna, il gol di El Sharaawy a cinque minuti dalla fine, che aveva garantito la vittoria a Udine, i rossoneri si erano trovati a guidare la classifica, e in pole position per confermarsi campioni d’Italia.
In mezzo l’ormai famoso caso del “gol di Muntari” nello scontro diretto, finito 1 a 1: partita finita tra le recriminazioni, rossonere e di Allegri in particolare, e con le due squadre appaiate in cima alla classifica a pari punti. Poi c’era stato ancora uno scatto rossonero con la vittoria per 4 a 0 sul Palermo e con il pari della Juve col Chievo che aveva portato Ibra e i suoi al primo posto in solitaria, allungato a 4 punti nella settimana successiva, con la vittoria sul Lecce e il nuovo stop della Juve fermata sullo 0 a 0 dal Genoa. Una situazione che sembrava aver chiuso la lotta scudetto.
Poi però i rossoneri avevano rimediato solo un pareggio a Catania, ad opera di Spolli dopo il vantaggio iniziale di Robinho e la settimana successiva la sconfitta interna con la Fiorentina di Delio Rossi nella giornata del ritorno in campo di Cassano dopo il malore: il vantaggio su rigore trasformato da Ibra dopo fallo di Nastasic su Maxi Lopez, il pareggio di Jovetic su buco clamoroso della difesa rossonera e e all’ultimo minuto il gol di Amauri che aveva portato una Fiorentina in piena zona retrocessione a trionfare a San Siro.
La Juve per contro non aveva fatto passi falsi a Palermo vincendo con Bonucci e Quagliarella e portandosi in testa alla classifica: posizione che i bianconeri avrebbero mantenuto fino alla fine vincendo il primo scudetto della serie.
Da lì invece, da quel 6 aprile del 2012, e dunque più di otto anni fa, il Milan non avrebbe mai più occupato la prima posizione. Fino ad oggi, con tutti gli attori cambiati, con posizioni invertite, con i gol di Muntari che non sarebbero più possibili perché tanto è cambiato anche dal punto di vista della tecnologia e con Ibra, l’unico per cui il tempo pare non passare.