A volte ritornano. Anzi, in questo caso, non se ne sono mai andati. Parliamo di Mauro Masi, ex direttore generale della Rai che è appena stato riconfermato presidente di Consap, la società partecipata dal Mef che svolge il ruolo di assicuratore pubblico e che può gestire per il governo fondi per i risarcimenti alla collettività e ai consumatori. Come amministratore delegato è stato nominato Vincenzo Federico Sanasi D’Arpe.

Masi, che è già in pensione come alto dirigente della presidenza del Consiglio, in queste ultime settimane ha smosso mari e monti per restare al vertice di Consap, contrariamente a quanto recita lo statuto che prevede un massimo di tre mandati per l’ad. Anche per questo Masi ha pensato di sdoppiare la carica, tenendo per sé la presidenza e lasciando la poltrona di ad a un altro.

Da sempre frequentatore del bel mondo romano e berlusconiano, Masi si sarebbe rivolto in prima battuta a Gianni Letta, che nel risiko del potere ha ancora un’enorme influenza. Di fronte a quella che è a tutti gli effetti una forzatura, però, anche lui ha gettato la spugna, consigliando a Masi di lasciar perdere e godersi la pensione. Già, perché oltre ad aver esaurito i tre mandati, l’ex dg Rai ha pure altri problemi. Dal 2019, infatti, è presidente di Igea Banca (che ha acquisito la Banca del Fucino), carica incompatibile con quella in Consap.

Sulla questione si è chiuso un occhio appunto perché il dirigente era in scadenza. “Non si ricandiderà”, si pensava ai vertici della società pubblica. E invece lui ha fatto di tutto per restare. Come dargli torto, visto che l’emolumento annuale sta tra i 160 e i 180mila euro.

Altro problema è che l’ex dg della tv pubblica è stato condannato in via definitiva per danno erariale proprio nei confronti della Rai e ha dovuto risarcire l’azienda per 100mila euro. Da direttore generale, infatti, Masi favorì l’esodo dell’ex direttrice del Tgr, Angela Buttiglione, e dell’ex direttore di Radio Rai, Marcello Del Bosco, facendo sborsare alla tv pubblica la bellezza di 680mila euro, cifra che la Corte dei Conti ha giudicato come danno erariale, sentenza confermata dalla Cassazione nell’ottobre 2018. E chi è stato condannato per danno erariale in un’azienda pubblica in teoria non potrebbe poi guidare una società partecipata.

Nell’immaginario collettivo di lui si ricorda la telefonata che fece nel gennaio 2011 ad Annozero per prendere le distanze da quello che Michele Santoro avrebbe detto in trasmissione, beccandosi un “vaffa…” in diretta dal giornalista.

Masi l’inaffondabile, dunque, è sempre lì. E ottiene il quarto mandato in Consap. Perché se l’interlocuzione con Letta non ha dato i frutti sperati, meglio è andata col mondo renziano, che invece è stato pronto ad appoggiarlo. Ed è per questo che per la carica di ad Masi ha proposto un renziano doc: Vincenzo Federico Sanasi D’Arpe. Avvocato e accademico con un lontano passato vicino alla Dc (è stato assistente dell’ex ministro Emilio Colombo), nel giugno 2017 Sanasi D’Arpe è diventato presidente del comitato italiano del World Food Programme, l’agenzia dell’Onu che si occupa di assistenza alimentare, anche grazie ai buoni uffici dell’allora premier Matteo Renzi. E ora si ritrova ad di Consap. Per la soddisfazione di Italia Viva, che porta a casa un primo risultato all’interno della complessa partita delle nomine pubbliche che si è appena aperta e nella quale il partito renziano vuole giocare un ruolo di prim’ordine.

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