L'ex numero uno di Ferrovie, ora ai vertici di A2a, è accusato di concorso in turbativa d'asta, mentre sono cadute le accuse per corruzione tra privati e rivelazione di documenti segreti. L'inchiesta riguarda un affare da 289 milioni di euro, vinto nel 2017 da Busitalia-Autoguidovie e annullato dai giudici amministrativi. I Verdi ora chiedono al sindaco di Brescia di sollecitare le dimissioni di Mazzoncini dal suo ruolo nella multi-utility della città (che opera anche a Milano)
Processo a undici manager per l’assegnazione del servizio di trasporto pubblico locale a Parma. Un affare da 289 milioni di euro, vinto nel 2017 da Busitalia-Autoguidovie e annullato dai giudici amministrativi. Tra gli imputati c’è anche Renato Mazzoncini, ex amministratore delegato di Ferrovie dello Stato ed attualmente ai vertici di A2a, la potente multiutility dell’energia controllata dai comuni di Milano e Brescia. Proprio la nomina di Mazzoncini, avvenuta in primavera, aveva scatenato le proteste dei Verdi-Europa Verde Brescia e del Movimento 5 stelle, a causa della pendenza giudiziaria, allora in fase di udienza preliminare. Adesso sono arrivati i rinvii a giudizio, anche se Mazzoncini ha visto cadere uno dei capi d’accusa riguardante i reati di corruzione tra privati e rivelazione di documenti segreti. Dovrà rispondere di concorso in turbativa d’asta.
L’inchiesta è partita da un esposto presentato da Tep, la società che per quasi 70 anni ha gestito il servizio di trasporto pubblico nella provincia di Parma e che poi è stata scavalcata nell’aggiudicazione dell’appalto da Busitalia-Autoguidovie. L’associazione temporanea d’imprese è stata premiata nei punteggi assegnati dalla commissione di gara. Ma Antonio Rizzi, presidente di Tep, nel 2016 si è rivolto alla magistratura e la guardia di Finanza puntando il dito contro un intreccio di interessi e di attività considerate illecite, su cui dovrà ora far chiarezza il Tribunale. Nei capi d’accusa vengono citati “collusioni, promesse, violazioni e mezzi fraudolenti” che avrebbero contrappuntato la procedura di assegnazione conclusa nel 2017.
Il pubblico ministero Umberto Ausiello ha visto accolte quasi tutte le richieste. Andranno a processo, oltre a Mazzantini, anche Pierdomenico Belli, ex amministratore unico di Smtp, la società per il trasporto e la mobilità di Comune e Provincia che bandirono la gara, e il direttore generale Raimondo Brizzi Albertelli, tuttora in carica. Sul versante di Busitalia (che fa parte del Gruppo Ferrovie dello Stato) troviamo l’amministratore delegato Stefano Rossi e il responsabile Strategie, sviluppo mercati e commerciale Daniele Diaz. L’elenco degli imputati è completato da Mauro Piazza, ex dirigente di Tep Service, Natalia Ranza, consigliere delegato di Autoguidovie, nonché dai membri della commissione costituita da Smtp (Ezio Castagna, Stefano Cerchier e Francesco Pellegrino) e Marco Allegrini, nominato consulente dalla società.
La turbativa d’asta riguarda tutti gli imputati, tranne Allegrini nei cui confronti il gup Mattia Fiorentini ha dichiarato il non luogo a procedere. Ci sono poi le accuse di falso ideologico e materiale contestate a Brizzi Albertelli e Allegrini. L’ipotesi di corruzione tra privati e rivelazione di documenti segreti riguarderà Piazza, Diaz, Rossi e Ranza, mentre Mazzoncini è stato prosciolto da queste accuse. Andranno a giudizio per violazione della legge 231 sulla responsabilità amministrativa degli enti anche le società Busitalia e Autoguidovie. La gara che fu vinta dal duo è stata poi annullata dal Consiglio di Stato. Secondo l’accusa, una delle figure chiave è quella di Diaz, che fino al 2015 è stato amministratore delegato di Lem Reply, la società che Smtp aveva individuato come advisor tecnico per la stesura del bando di gara. Poi sarebbe stato coinvolto da Mazzoncini e Rossi nel gruppo di lavoro che ha preparato l’offerta Busitalia-Autoguidovie. Come ricostruisce La Gazzetta di Parma, Diaz era stato assunto nel 2016 da Busitalia, consentendo ai concorrenti di “acquisire indebitamente e impiegare nella formulazione dell’offerta il bagaglio di informazioni privilegiate riservate e/o segrete acquisite nel corso del mandato per la stazione appaltante”, si legge nelle carte dell’inchiesta.
Salvatore Fierro, portavoce dei Verdi-Europa Verde Brescia, ora torna a chiedere al sindaco Emilio Del Bono le dimissioni di Mazzoncini: “Si ritiene necessario un ripensamento che porti l’amministrazione Comunale di Brescia a scelte condivise sul terreno della legalità e della trasparenza per dirigere la più grande multiutility Italiana. Il sindaco faccia fare un passo indietro all’attuale amministratore anche per ragioni di opportunità nei confronti dei cittadini bresciani”.