Diciannove sì, sei astenuti e 462 contrari. Sono i numeri, impietosi, con cui la Camera ha seppellito l’ultimo tentativo di inserire la patrimoniale nella legge di bilancio. Anche come pura espressione d’intenti: si trattava, infatti, di un ordine del giorno – atto di indirizzo privo di effetti immediati – che impegnava il governo “a inserire in prossimi provvedimenti legislativi una riforma delle imposte patrimoniali oggi vigenti”, cancellando Imu e imposta di bollo a favore di una nuova tassazione, unica e progressiva, sulla ricchezza. Documento sottoscritto da quei deputati di Pd e Leu (Nicola Fratoianni, Matteo Orfini, Enza Bruno Bossio, Chiara Gribaudo, Rossella Muroni, Erasmo Palazzotto, Luca Pastorino, Giuditta Pini, Fausto Raciti e Luca Rizzo Nervo) che avevano fatto la stessa proposta con un emendamento alla manovra, presentato in commissione Bilancio e ritirato dopo il parere contrario del governo. Contrarietà ribadita in Aula rispetto all’ordine del giorno, con il plauso delle opposizioni.
In particolare, l’emendamento – firmato anche dal deputato M5S Andrea Colletti – voleva istituire dal 1° gennaio 2021 “un’imposta ordinaria sostitutiva sui grandi patrimoni, la cui base imponibile è costituita da una ricchezza netta (ossia al netto di passività come i mutui sulla casa, ndr) superiore a 500mila euro derivante dalla somma delle attività mobiliari e immobiliari” possedute in Italia e all’estero. Con le seguenti aliquote: 0,2% per i patrimoni tra 500mila euro e 1 milione, 0,5% da uno a cinque milioni, 1% tra i cinque e i cinquanta milioni, 2% sopra i cinquanta milioni. Fumo negli occhi per il centrodestra: “Una rapina nei conti correnti degli italiani”, lo definì il portavoce di Forza Italia Giorgio Mulè, mentre Matteo Salvini invocava l’”arresto immediato” per i proponenti. Ma l’accoglienza al testo è fredda anche da quasi tutta la maggioranza, con Luigi Di Maio che giudica “inaccettabile colpire chi crea posti di lavoro” e il Pd che riduce tutto a “un’iniziativa individuale”. In realtà, secondo i calcoli dei proponenti, considerando l’abolizione dell’Imu e dei bolli su conti e dossier titolo, chi possiede una seconda casa avrebbe risparmiato in caso di ricchezze almeno fino ad un milione di euro.
Prima che fosse avanzata questa proposta in Parlamento, il fattoquotidiano.it aveva lanciato una petizione (giunta a 70mila firme) per l’introduzione di un prelievo del 2% sulle grandissime ricchezze (oltre 50 milioni) anche per fronteggiare l’emergenza Covid. Un prelievo che avrebbe coinvolto meno di 3mila contribuenti ma che potrebbe fruttare fino a 10 miliardi di euro.
Il testo è dapprima giudicato inammissibile dalla commissione per mancanza di coperture, poi riammesso al dibattito dopo il ricorso dei firmatari. Fino al ritiro, deliberato il 16 dicembre scorso dopo il niet di governo e relatori. Uno scampato pericolo di cui parte la gara a intestarsi il merito: “Non ci sarà nessuna patrimoniale, l’emendamento non è passato perché ci siamo opposti – esulta Luigi Di Maio -, aumentare le tasse al ceto medio in questo momento di difficoltà sarebbe stata una follia”. “Grazie alle nostre pressioni la sinistra al governo ritira l’emendamento per introdurre una nuova patrimoniale, una tassa inefficace e dannosa, per colpire i risparmi degli italiani”, scrive invece l’azzurro Antonio Tajani. Ma i proponenti insistono: “Siamo ovviamente disponibili a trovare un testo condiviso – fanno sapere Fratoianni e Orfini – ma invitiamo tutte le forze di maggioranza a trovare il coraggio di fare una scelta giusta Chiediamo al governo di riflettere sul proprio parere contrario, ancor più in questa fase drammatica c’è bisogno di dare alle nostre azioni il segno della giustizia sociale e dell’uguaglianza”. E ripresentano la proposta, sotto forma di ordine del giorno, agli atti della discussione sulla legge di bilancio: spariti i riferimenti ad aliquote e base imponibile, si chiede al governo un mero impegno politico per il futuro.
Ma anche stavolta niente da fare: parere negativo, stroncatura (quasi) all’unanimità. E a poco serve l’appassionato intervento del leader di Sinistra Italiana: “C’è un problema che affligge il dibattito pubblico del Paese – dice -, un problema che ha a che fare con una qualche forma di subalternità culturale su questo tema. Non si può, ogni volta che si nomina la parola “tassazione”, rispondere che le tasse vanno solo abbassate: perché le tasse vanno sì abbassate alla stragrande maggioranza degli italiani che ne pagano troppe, forse però chiedere qualcosina in più a chi ha tantissimo sarebbe una scelta di giustizia, e anche di buonsenso”. “Proposte come questa deprimono ulteriormente il mercato immobiliare che è già ai minimi termini, il cittadino che si trova davanti uno Stato che anziché sollevarlo dalle tante spese gli rapina i risparmi e l’abitazione”, sintetizza Tommaso Foti, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia. “In pochi abbiamo votato a sostegno di un principio semplice: far pagare meno tasse alla stragrande maggioranza degli italiani, farle pagare un po’ di più a chi ha grandi ricchezze”, commenta Orfini. “Un principio sacrosanto, che ovviamente continueremo a difendere, fino a quando non vinceremo questa battaglia. Questo era solo l’inizio”.
Firma qui la petizione del Fattoquotidiano.it per un prelievo sulle grandissime ricchezze