Ad oggi non ci sono segnali di "riluttanza a sottoporsi alla vaccinazione" da parte dei lavoratori. Ma, dichiara Uneba, organizzazione di categoria del settore socio sanitario, "in ogni caso a fare testo sarà il consenso che esprimeranno o non esprimeranno quando saranno interpellati dalle aziende sanitarie nei territori"
“Contiamo sul fatto che saranno il senso di responsabilità e la solidarietà che sempre contraddistinguono la loro opera quotidiana a orientare la decisione delle lavoratrici e dei lavoratori sulla vaccinazione contro il Covid 19″. Così i vertici di Uneba sul tema, spinoso, della possibile riluttanza al vaccino da parte degli operatori delle Residenze sanitarie assistite per anziani.
L’associazione di gestori no-profit con radici cattoliche che rappresenta un migliaio di strutture in tutta Italia all’indomani delle prime avvisaglie di tempesta, sottolinea la crucialità della vaccinazione per le strutture dove risiede la parte più fragile della popolazione che è stata duramente colpita dal virus.
Tanto che se tra il personale delle residenze sanitarie assistenziali dovessero esserci delle rinunce “l’assistenza agli anziani andrà in grandi difficoltà”, come si legge nell’appello firmato (tra gli altri) dal presidente nazionale dell’organizzazione, Franco Massi per il quale “anche la campagna di vaccinazione contro il Covid è una via per prendersi cura dei più fragili”.
“Le lavoratrici e i lavoratori delle Rsa e delle strutture per anziani, da marzo a oggi, hanno compiuto sforzi enormi per proteggere gli anziani, e se stessi, ma pure le loro famiglie e le comunità e i territori in cui vivono, dalla diffusione del virus”, continua Uneba ricordando che “un vaccino efficace è un ottimo alleato del loro stesso impegno. Per questo, pur comprendendo che questa situazione inedita possa far vivere qualche incertezza, e nel rispetto della libertà di ciascuno, noi di Uneba auspichiamo che le lavoratrici e i lavoratori aderiscano alla campagna vaccinale”.
Ad oggi comunque l’organizzazione dichiara di non aver ricevuto, da parte dei dipendenti, segnali di “riluttanza a sottoporsi alla vaccinazione”. In ogni caso “a fare testo sarà il consenso che esprimeranno (o non esprimeranno) quando saranno interpellati dalle aziende sanitarie nei territori”.